La settantesima edizione del Festival di Sanremo è destinata a restare nella storia: finalmente godibile dal punto di vista musicale, con canzoni non estranee alla realtà discografica, e che sono destinate ad avere un buon successo anche a kermesse chiusa. Dopo un decennio non proprio indimenticabile, i ruggenti anni venti del Festival della Canzone Italiana partono nel migliore dei modi.
DA MORGAN ALLE POLEMICHE: COSA NON È ANDATO A SANREMO 2020
VOTO 0: MORGAN – È stato il momento più brutto dei settant’anni della storia del festival, una figuraccia che resterà nella storia (in negativo, s’intende). Le giustificazioni del giorno dopo, poi, sono clamorosamente peggio di quanto sia accaduto sul palco. Relegato all’ultimo posto nonostante una buona canzone. Irrispettoso.
VOTO 1: LE POLEMICHE SPAZZATE VIA – Da quelle su Junior Cally alle dichiarazioni di Amadeus, dal cachet di Benigni a quello di Georgina (“ma era lei o CR7 il super ospite?”), fino agli evergreen della classe “io quest’anno non guarderò il festival, perché non l’ho mai guardato”. Sì, intanto di puntata in puntata gli ascolti crescono e la kermesse è arrivata al settantesimo anno.
“E perché Elettra Lamborghini?”, “Per Leo Gassmann parla il cognome!”, quelli che “Rita Pavone a 74 anni dovrebbe stare a casa” e quelli che “Rita Pavone e Al Bano, altro che Achille Lauro!”, salvo poi non capire nulla di ciò che stavano vedendo. Che dite, vogliamo farci scappare l’immancabile “e io pago il canone!”? Rilassatevi, ora che è finito.
VOTO 2: LA DURATA DELLE PUNTATE – Nonostante la buona qualità del festival – almeno due spanne sopra le ultime produzioni firmate RAI -, è impossibile non sottolineare l’eccessiva lunghezza delle puntate, con i cantanti in gara apparsi sul palco anche dopo l’una. Con qualche taglio in più lo show sarebbe stato più godibile nel complesso.
VOTO 3: I RICCHI E POVERI – Forse l’ospitata meno entusiasmante delle cinque serate. Per un gruppo che vanta 12 partecipazioni al festival, tra cui una vittoria e due terminate al secondo posto, sarebbe stato necessario organizzare qualcosa che avesse un risultato migliore in termini di esibizione. Troppo lunga, troppo live misto a playback.
VOTO 4: ALBERTO D’URSO, RIKI, GIORDANA ANGI – Sanremo è sempre una grande vetrina che, in questo caso, non è stata sfruttata al meglio.
Lo stesso voto lo diamo alla posizione finale di Junior Cally: la canzone meritava ben altro risultato, anche se il successo reale è quello che verrà riscosso nelle settimane successive. Ha tolto la maschera, nel vero senso della parola, e ci ha messo la faccia con uno dei testi più politici degli ultimi anni. Una sorte simile toccò ad Achille Lauro,
VOTO 5: SI PUÒ DARE DI PIÙ – Chi avrebbe potuto fare di più? Non abbiamo dubbi: Enrico Nigiotti, tra le più sensibili penne emergenti italiane. Si rifarà. Lo stesso voto va a Michele Zarrillo che, però, in un’altra edizione con lo stesso brano sarebbe stato sul podio.
COSA CI È PIACIUTO DI SANREMO 2020
VOTO 6: UN BEL PO’ DI NOMI – Meritano la sufficienza la svolta pop di Gualazzi, il coraggio di Rita Pavone, Elettra Lamborghini (che andrà fortissimo in radio), Marco Masini e Le Vibrazioni.
VOTO 7: DARDUST, GRANDI E PINGUINI TATTICI NUCLEARI – L’ascolto delle versioni in studio dei brani di Sanremo ci restituisce il vero vincitore del festival: Dario Faini, in arte Dardust, si conferma il fenomeno vero della musica pop di oggi.
L’eclettico musicista ha infatti prodotto tre tra i brani con le basi più belle di questo Festival: la freschissima “Tsunami” degli Eugenio in Via Di Gioia (i migliori, al netto del risultato, tra le Nuove Proposte), la hit sicura “Andromeda” di Elodie, scritta con Mahomood e sospesa tra orchestra ed elettronica, e la fortissima “Eden” di Rancore.
Stesso voto per l’energica Irene Grandi, finalmente di nuovo protagonista con una bella canzone, Levante e i Pinguini Tattici Nucleari, che oltre a una canzone fortissima si presentano con un medley davvero ben riuscito, che mette d’accordo Papaveri e Papere con Rolls Royce. A leggerlo solo sembra impossibile, eppure ci sono riusciti.
VOTO 8: DIODATO, PELU, GABBANI, TOSCA E ACHILLE LAURO – Dopo esserci andato vicino in più di un’occasione, stavolta sul gradino più alto di sale lui e fa incetta di premi, con la più sanremese tra le canzoni in gara. Ha accontentato più o meno tutti, anche tra le varie giurie.
Pur non essendo finito tra i primi, è impossibile non dare un 8 ad Achille Lauro: è stato colui che ha sfruttato al meglio la vetrina sanremese, anche se non è stato capito da tutti (ma davvero si pretende che in Italia tutti capiscano un artista che si presenta su quel palco, con quel messaggio e con quei look?). Un passo avanti a tutti, in termini di esibizione.
Lo stesso voto va anche a Piero Pelù, un vero e proprio gigante, Tosca, l’interprete più raffinata in gara, e Francesco Gabbani, che torna con un pezzo semplice, che va dritto al cuore e sfiora il tre su tre.
VOTO 9: AMADEUS E FIORELLO – Se la settantesima edizione è la più riuscita degli ultimi vent’anni, il merito è soprattutto loro. Gli occhi emozionati di Amadeus sono quelli di chi ha capito di avercela fatta, nella vita. Ha avuto il coraggio di rompere definitivamente gli schemi del Festival, seguendo la scia tracciata dal suo predecessore. Il risultato? Un’edizione che “rischia” di essere ricordata per anni.
Fiorello, poi, è riuscito nell’impresa non semplice di essere una spalla perfetta, il vero mattatore di questo festival. Onnipresente, senza però mai oscurare l’amico Amadeus. Un fuoriclasse.
VOTO 10: RULA JEBREAL – Il suo discorso resterà nella storia, ci viene difficile trovare le parole adatte per commentarla. Una donna meravigliosa, nel vero senso della parola.
VOTO 10 BIS: IL FESTIVAL DELL’INCLUSIONE – Finalmente, dopo settant’anni, il Festival riesce a parlare a tutti, obiettivo che dovrebbe essere al primo posto di una trasmissione che va in onda sulla rete ammiraglia della TV di stato.
Delle 24 canzoni in gara, almeno un terzo è destinato a riscuotere un buon successo anche al termine della manifestazione. Guardando alle edizioni degli ultimi dieci anni, il risultato è ai limiti del sorprendente.
C’era la canzone tradizionale sanremese – che alla fine ha vinto – e il rock, il rap e la dance. C’era un’offerta un grado di accontentare tutti, tra gara e ospiti.