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Da zero a dieci, il pagellone della prima serata di Sanremo: Rula emoziona, Achille domina

Viste le premesse delle scorse settimane, onestamente, mi aspettavo andasse molto peggio. Invece la prima serata del settantesimo Festival di Sanremo è andata tutto sommato bene, raggiungendo sia picchi altissimi che momenti che avremmo evitato volentieri. Da zero a dieci, il mio pagellone di questa prima notte sanremese, in cui si sono esibiti i primi dodici artisti in gara oltre a numerosi ospiti.

VOTO 0: LE POLEMICHE – Finalmente iniziamo, grazie. Va bene, Sanremo porta sempre la sua dose di polemiche, fa parte del gioco. Stavolta però le ultime settimane sono state insopportabili. E Amedeus, e le vallette, e il passo indietro, e i cachet, e Junior Cally, e Elettra… Spazio alla musica. Almeno fino alla prossima polemica (caro Achille mi sa che ti tocca anche quest’anno…).  

VOTO 1: LA GIURIA DEMOSCOPICA – Se siete d’accordo con la classifica di fine serata, queste pagelle probabilmente non vi piaceranno. Io vi ho avvertiti. 

VOTO 2: RITA PAVONE – Ok, va detto che non ci aspettavamo un pezzo così. Tutto l’Ariston in piedi dopo l’esibizione, mi auguro sia solo per il tributo ad un’icona della nostra musica e non per la canzone, altrimenti non ci capisco proprio niente. E smettiamola di incastrare la parola “resilienza” in ogni canzone, ha anche un po’ stufato. Con il massimo rispetto: anche no, Rita.

VOTO 3: AL BANO E ROMINA – Ma sono ancora lì? Ok, su “Felicità” posso sorvolare, ma ci meritavamo anche le altre venticinque canzoni, soprattutto quella nuova? Di nuovo, però, il reparto geriatria dell’Ariston sembra apprezzare e voler chiedere il bis. Ah, e qualcuno mi spieghi la presenza della figlia. L’inciampo di Al Bano sulle scale però è già un meme e di questo ne siamo grati tutti.

VOTO 4: LA SCALETTA – Rula Jebreal tardi, Gessica Notaro tardissimo e il videomessaggio di Roger Waters eliminato all’ultimo minuto. Un peccato veramente, si poteva tagliare qualche altro ospite che è stato sul palco più del dovuto o il monologo di Diletta. Farci sentire Alberto Urso e Riki quasi all’una di notte, poi, è proprio cattiveria pura. Gualazzi, ultimo ad esibirsi, deve sforzarsi parecchio per svegliarci: grazie ad un bel ritmo e ai suoi musicisti, per fortuna, ci riesce.

VOTO 5: LE VIBRAZIONI – Passano gli anni, loro non cambiano. Peccato però che quello che funzionava vent’anni fa non funzioni più allo stesso modo oggi. “Dov’è, dov’è, dov’è”, il ritornello sfiora il tormentone ma raggiunge l’effetto opposto: ha già stufato al primo ascolto. Bellissimo, però, che ci sia il traduttore in lingua dei segni sul palco con loro.

VOTO 6: EUGENIO IN VIA DI GIOIA – Gli unici ad esserci apparsi davvero “giovani” tra i giovani. Il loro pezzo è fresco, originale: i primi secondi ti spiazzano un po’, non riesci a inquadrare questi quattro ragazzi; poi arriva il ritornello dove si sente il tocco di Dardust e viene voglia di ballare. Escono per una manciata di voti contro la brava Tecla: peccato, ma ne sentiremo parlare. Bonus per il sorriso contagioso del frontman. 

VOTO 7: ANASTASIO – La rabbia dei vent’anni, descritta benissimo. Il ragazzo scrive da paura, il testo è da rileggere con attenzione per coglierne tutti i particolari. Il vestito rock gli sta addosso perfettamente, visto che è “rosso di rabbia” ogni volta che prende in mano un microfono. Anzi, sul palco dell’Ariston ci è sembrato proprio incazzato nero, il che lo ha reso ancora più autentico e vicino agli altri giovani che lo guardavano da casa e capivano perfettamente cosa intendesse. Con buona pace per il pubblico in sala.

VOTO 8: AMADEUS E FIORELLO – Il conduttore non si fa mangiare dal palco dell’Ariston, anzi lo mangia lui, con la giusta dose di ironia riesce a gestire alla grande ogni momento. Era quello che aveva più occhi puntati addosso, e se la cava in modo eccezionale. Fiorello, vabbè, gioca una gara a parte. Rompe il ghiaccio come sa fare solo lui, è perfetto anche nelle sue “comparsate” che sembrano a caso, quando ha voglia lui. E poi, la loro è la storia di due amici che ce l’hanno fatta e si ritrovano sul palco più importante d’Italia, un po’ mi intenerisce. 

VOTO 9: ACHILLE LAURO – Da dove inizio? Il look? Entra con un mantello bellissimo, poi se lo toglie e rimane con addosso solo un body aderentissimo e brillantissimo (il riferimento, spiega sui social, è a San Francesco che si spoglia dei propri abiti. Sentite il profumo della polemica in arrivo?). Mezzo nudo. Sul palco dell’Ariston. Riscrive un pezzo di storia del Festival, e poteva farlo solo lui. È padrone assoluto non solo del palco, ma anche dell’intero teatro, della città di Sanremo e dell’Italia. Sa stare sulla scena come nessun altro dei suoi colleghi in gara. Ah, sì, la canzone, giusto: arrogante in pieno stile Achille Lauro, è già un tormentone. E se non siete d’accordo con me “non mi sfiora nemmeno, oh sì, me ne frego”! 

VOTO 10: RULA JEBREAL – Il suo meraviglioso monologo sulle “parole giuste” mi fa sentire tremendamente inadatto a scriverne anche una sola, di parola. Va rivisto, va fatto rivedere a tutti. Anche a costo di versare di nuovo qualche lacrima.

Alessandro Bazzanella

Clicca qui per il pagellone della seconda serata

 

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