Mi affascina una suggestione di una branca della filosofia indiana (l’Advaita Vedanta) che si sta diffondendo anche da noi in occidente, la quale sostiene che non esistiamo separatamente, ma vive un solo infinito essere e noi siamo sue rappresentazioni.
(Gino Marielli)
Da “Spunta la Luna dal monte”, da poco incisa anche in una nuova veste con Alberto Bertoli, al ricordo di Andrea Parodi, passando per il suo rapporto con la religione e le filosofie di vita: Gino Marielli, chitarrista e autore dei testi delle canzoni dei Tazenda, si racconta ai microfoni di MentiSommerse.it in una lunga ed emozionante intervista.
Chi è Gino Marielli e come si è avvicinato al mondo della scrittura e della musica?
Un bambino che a 11 anni scopre la chitarra e la musica degli anni ‘60 e poi intuisce immediatamente che anziché imparare soltanto le canzoni degli altri le può inventare anche lui. Mi sento ancora un po’ quel bambino.
Quando la maestra ci dava le poesie da imparare mi veniva da cambiare qualche frase oppure di farne un’altra con lo stesso tema, ma improvvisando io un nuovo testo. Intorno ai sedici anni ho scoperto i Genesis ed ho iniziato a comporre dei brani complessi e lunghi.
Da lì è iniziato il processo di creazione del mio stile e dell’amore per la forma\struttura canzone che, ancora oggi trovo straordinaria. I miei amici delle varie prime band riconobbero in me un talento creativo, dandomi così il coraggio e l’autostima per proseguire nella strada della composizione.
Nel 1991 ha scritto “Disamparados”, che è diventata poi “Spunta la luna dal monte”. Com’è nata la collaborazione con Pierangelo Bertoli? Che ricordo ha di quel periodo?
Avevo provinato una canzone in sardo logudorese ispirata un po’ ai Pogues, ma con un testo sociale. Doveva essere incisa così nel nostro album Murales. Poi Mario Ragni, direttore artistico della Ricordi, ci chiese di fare un esperimento con Bertoli. Metà in italiano e metà in sardo.
All’inizio sembrava una sorta di Frankestein mal riuscito, ma dopo l’applauso di Sanremo nel ’91 capimmo che “Spunta la luna dal monte” era già una evergreen ed un nuovo paradigma per il nostro format futuro.
Dai “Disamparados” a “Pitzinnos in sa gherra”, gli ultimi sono sempre stati al centro dei Suoi testi. Oggi, però, il mondo sembra sempre meno attento a loro: cosa pensa del clima che si respira negli ultimi anni in Italia e non solo?
La povertà, le ingiustizie e le disparità sociali, le violenze sulle donne e sui bambini, il rispetto per gli animali, le guerre per interessi o per ignoranza legata alla religione, l’intolleranza e la xenofobia.
Un artista, oggi come ieri, ha tanto a disposizione per mettere insieme 4 minuti di parole e musica con un messaggio da urlare o sussurrare. Noi ogni anno scegliamo un tema da questo nefasto elenco e lo portiamo in tour.
Quest’anno come tanti abbiamo messo l’urgenza sul pianeta. Evviva Greta e la sua lectio magistralis in carne e ossa e non solo in un’aula magna.
Ogni tanto nelle liriche parlo d’amore e sembra che tutto ciò non sia abbastanza sociale o impegnato, ma io credo che se si indagasse anche scientificamente su questo misterioso sentimento o meglio questa forza incredibile che si ritrova sia a livello macrocosmico, sia microcosmico, l’amore potrebbe essere la soluzione a tutte le voci di questo libro nero di una parte dell’umanità. Quindi ben vengano le canzoni che parlano di desiderio e unione con altre persone.
Mi affascina una suggestione di una branca della filosofia indiana (l’Advaita Vedanta) che si sta diffondendo anche da noi in occidente, la quale sostiene che non esistiamo separatamente, ma vive un solo infinito essere e noi siamo sue rappresentazioni. Sostiene, tale pensiero, che quando realizzeremo che tutto è una sola vita e va avanti anche senza la nostra personale esistenza, tutte le esperienze e le azioni di tutti i presunti esseri umani si trasformerebbero in una spontanea e gioiosa partecipazione a questo gioco turbinante e fantasmagorico che chiamiamo vita.
I have a dream…
Sono tante le canzoni dei Tazenda che contengono riferimenti religiosi. Qual è il Suo rapporto con Dio e la Fede? Qual è, per Gino Marielli, l’amore supremo, per dirla alla John Coltrane?
Dopo il terzo album, mio fratello mi disse che aveva contato la parola “Dio” o “Deus” nei miei testi e mi disse che mi stavo trasformando in un mistico. Realizzai che inconsciamente stavo andando in direzione di una ricerca spirituale o esistenziale.
Dopo tanti anni sono ancora lo stesso ragazzino inquieto davanti al mistero di Dio, ma forse ora una parte di me si è un po’ arresa e questa resa la considero una forma di genuflessione verso l’ignoto che mi permette di gustare e accettare nell’apparente bene o male tutto ciò che c’è davanti e intorno a me. Niente di più. Semplicemente perché c’è veramente tanto da annusare, guardare, udire, toccare, gustare ed esperire.
Cos’altro manca? Forse il problema è proprio la ricerca di qualcosa che non abbiamo, o non sappiamo, che genera inquietudine. Forse sarà ancora una volta soltanto una fase, ma una fase prevede un momento nel tempo. E se il tempo non esistesse come ormai dicono le neuroscienze e la tanto affascinante fisica quantistica? Tanto apprezzata, ma non ancora messa in pratica nel quotidiano operare.
Dio resterà un mistero e ironicamente è proprio il mistero, come concetto, che ne alimenta la sua esistenza. Forse dovremmo provare psichicamente a riposizionare Dio. Dal mistero al non mistero. Concepire Dio in tutto quello che ci si offre dal risveglio alla sera. I vecchi mistici e santi lo sapevano già.
L’amore supremo credo che possa accadere solo quando il fantasma dell’ego personale realizza di non avere consistenza alcuna e, per così dire, si faccia da parte. Allora mi piace pensare che si aprano i vecchi cancelli del consunto paradigma e tale apertura, che abbatte i confini immaginari tra il nostro corpo e il resto del mondo, permetta che la vita diventi espressione libera d’amore supremo.
Quali sono i cinque album e i cinque libri che hanno maggiormente influenzato Gino Marielli dal punto di vista personale e professionale?
“Selling England by the pound” dei Genesis, “The dark side of the moon” dei Pink Floyd, “The Joshua tree” degli U2, “Rimmel” di Francesco De Gregori e “OK Computer” dei Radiohead. Poi quando ho scelto i 5 mi chiedo: e cosa fai… lasci fuori “Thriller”, le sonate di Arcangelo Corelli, “Giant steps” di John Coltrane, “Kind of blue” di Miles Davis, Led Zeppelin 4, Gould che suona Bach, “8:30” dei Weather Report, “Master of puppets” dei Metallica, “Caffè de la paix” di Franco Battiato e così all’infinito.
Leggo circa 50 libri all’anno. E’ difficile sceglierne 5, ma ci provo.
“La Quarta Via” di Piotr Ouspensky, “Autobiografia di uno Yogi” di Yogananda, “La figlia del capitano” di Puskin, “Nessuno nasce e nessuno muore” di Nisargadatta Maharaji e “Il segreto svelato” di Tony Parsons.
La Bibbia? Se letta con il nostro cervello aperto, col cuore espanso e in maniera analitica, è pura poesia psicologica. Filosofia applicabile alla vita. Come ce la insegnano è un libro morto, quasi demenziale.
In conclusione, è impossibile non rivolgere un pensiero ad Andrea Parodi: ricorda il suo primo incontro con lui? C’è un momento in particolare legato ai vostri trascorsi che vuole raccontare ai nostri lettori?
Venne nella nostra prima sala prove ad ascoltarci, gli chiedemmo di cantare e lui ci offrì una sorprendente ed angelica versione di un pezzo del Banco del Mutuo Soccorso intitolata “750.000 di anni fa l’amore?”.
Amore artistico e umano a prima vista.
Con parole e discorsi è impossibile parlare della voce di Andrea. Il linguaggio risulta improprio e fallace davanti ad un timbro così unico come quello suo, quindi proverei a dirlo in maniera attuale e tecnologica mettendo 3 emoticon: cuore rosso, microfono e stelle! La traduzione più plausibile potrebbe essere: una voce che emana amore dall’infinito.
A Gino Marielli va un sentito ringraziamento da parte della redazione di MentiSommerse.it
Intervista a cura di Corrado Parlati