Una storia di intrecci, passione, amore, sofferenza e distruzione, fatalità, arte e poesia: è quella che ha per luogo Parigi, nell’Annus Domini 1482, tra artisti senza nome, anime migranti, guardie e preti innamorati, gobbi e mostri di pietra.
È ormai prossima a diventare maggiorenne la versione italiana dell’opera di Luc Plamondon e Riccardo Cocciante, prodotta da David Zard, e lo fa con il cast originale al gran completo, eccezion fatta per il personaggio intorno al quale si intrecciano le anime e le storie in transito all’ombra della cattedrale.
Sì, perché a portare sul palco Esmeralda è Elhaida Dani, che con il Team Cocciante vinse la prima edizione di The Voice e che per tre anni ha dato vita alla zingara nell’edizione francese del musical. Certo, non è facile sostituire uno dei membri più amati del cast qual è stata Lola Ponce, lo è ancor di meno se sei chiamata a recitare con un accento spagnolo al posto di un’attrice che ha ereditato dalla natura determinate sfumature, ma l’esame, nonostante qualche piccola incertezza iniziale, è superato a pieni voti.
È Gringoire, con la voce limpida e pura di Matteo Setti, a prendere per mano lo spettatore e portarlo dritto nel cuore della cattedrale, tra i Clandestini capitanati da Clopin – interpretato da Leonardo Di Minno – che hanno appena preso possesso del ventre di Notre Dame.
Una storia che parla di diversità
È una storia che parla di diversità, che mette al centro gli emarginati, i fuori di vista. È diversa Esmeralda, come lo è Clopin, respinto ai margini della città nella corte dei miracoli di cui è il re, con il suo popolo eterno, fratello di miseria ed inferno, è diverso Quasimodo, incoronato papa dei folli per il suo aspetto esteriore dal poeta nel giorno di Santo Stefano, costretto a vivere circondato da campane e mostri di pietra. È una storia di asili richiesti, diritti negati e diritti violati, ed è una storia d’amore, quello che fa vivere e, soprattutto, morire.
La voce grave di Giò di Tonno porta in scena le sofferenze del Gobbo, a Vittorio Matteucci è affidato il dissidio interiore di Frollo, un prete innamorato in preda alla distruzione. Febo, interpretato da Graziano Galatone, è la guardia, uomo simbolo della giustizia con il cuore spaccato in due dall’amore per la zingara e Fiordaliso, interpretata da Tania Tuccinardi.
“La musica non è mai stata così spettacolare” è lo slogan di questa edizione dello show dei record e, probabilmente, ci troviamo dinanzi alla definizione perfetta per lo spettacolo in questione: l’azione è esattamente a metà tra il teatrale e la forma concertistica, con la canzone al centro dello show e il corpo di ballo che, grazie a una performance straordinaria anche dal punto di vista fisico, le dona una carica emotiva – e scenica, ovviamente – senza precedenti. I numeri sono incredibili: con circa 5mila repliche, lo spettacolo ha raggiunto oltre 13 milioni di spettatori ed è stato tradotto in nove lingue diverse.
E pensare che, nel 1998, Cocciante e Plamondon fecero una fatica enorme a trovare un produttore che desse fiducia al loro lavoro, più vicino all’opera popolare di quanto non lo fosse al musical.
Fluctuat nec mergitur è il motto della Ville Lumière. Nel caso della Cattedrale, il significato è ancor più forte: viene lambita dalle fiamme, danneggiata, straziata, ma non distrutta, protetta dal cuore di Nostra Signora. Una fiamma non può distruggere la cultura, per questo, ancor di più in quest’anno, è impossibile restare insensibili davanti alle mani popolari dell’uomo che fanno sì che la pietra possa diventare statua, musica e poesia.
Notre Dame De Paris, le date in Italia
- Fino all’8 Dicembre Napoli; Teatro Palapartenope;
- dall’11 Dicembre al 15 Dicembre Bari; PalaFlorio;
- dal 20 Dicembre al 22 Dicembre Torino; Pala Alpitour;
- dal 27 Dicembre 2019 al 6 Gennaio 2020 Roma; Palazzo dello Sport;
- dal 20 Febbraio al 23 Febbraio 2020 Genova; Teatro Carlo Felice;
- 7 e 8 Marzo 2020, Eboli; Palasele;
- dal 10 al 13 Marzo 2020, Reggio Calabria; Palasele;
- dal 19 al 22 Marzo 2020, Catania; Palacatania;
- dal 17 al 19 Marzo 2020, Ancona; Palaprometeo.
Articolo a cura di Corrado Parlati con la collaborazione di Maria Cristina Pezzella
Un sentito ringraziamento va a Chiara Sanvito