Bob Hite era un tizio grosso e con la barba lunga. Lavorava al Rancho Music Shop di Torrance, in California: un negozio specializzato in incisioni blues precedenti alla Seconda Guerra Mondiale. Il suo hobby principale era collezionare 78 giri, in particolare di country blues. Ne possedeva circa 70mila, ed usava un espediente paradossale per aumentare il valore della sua collezione. Comprava tutto lo stock dei 78 giri in cui si imbatteva, un esemplare lo inseriva nella sua collezione e gli altri li distruggeva. Obiettivo, incrementare il valore del proprio “pezzo”.  Nel 1965 “The Bear” (al quale John Mayall avrebbe dedicato una canzone) incontrò The Blind Owl, il “gufo cieco” Al Wilson, così detto per la sua miopia. Fu l’atto di nascita dei Canned Heat.

Le partecipazioni allo storico Pop festival di Monterey e quello iconico di Woodstock, sarebbero già sufficienti a farli entrare nella storia del blues. Qualche storico musicale qui aggiungerebbe la parola “bianco”, noi siamo ben lieti di non farlo. Si garantirono le stimmate dell’immortalità grazie all’incisione di un disco tra l’aprile e il maggio del 1970 ai Liberty Studio di Los Angeles. L’album si chiamava Hooker’n’Heat, e vedeva i Canned Heat fare da spalla agli occhiali neri, al borsalino ed al cappello di John Lee Hooker.

Album doppio, senza alcuna sovraincisione, registrato in diretta. “The Bear” in veste esclusiva di produttore, Al Wilson dà il meglio di sé all’armonica e al piano, mostrando di non patire il gap generazionale con Hooker. “Davvero non so come quel ragazzo riuscisse a venirmi dietro“, avrebbe poi detto lo stesso John Lee. Nel primo disco la band è praticamente assente: c’è soltanto John e il suo inconfondibile timbro vocale. Il cavo della Gibson in un vecchio amplificatore Silverstone, e un pezzo di compensato su cui battere il tempo con il piede sinistro.

Nel secondo disco entra in scena anche il gruppo, con il suo travolgente groove che tiene il tempo di Hooker rispettandone le pause e i momenti più introspettivi. Il basso di De La Barreda si fa spazio nella rimica, così come la batteria di De La Parra. L’album si chiude con il classico Boogie Chillen No.2, rivitalizzato dalla furiosa interpretazione dei Canned Heat. Il grande merito del gruppo di Wilson&Hite fu quello di introdurre nel panorama musicale un nuovo modo di suonare il blues, in cui pianoforte non è più lo strumento principale. Gettarono le premesse per la nascita del boogie rock che travolse gli Stati Uniti d’America e si diffuse particolarmente tra le truppe impegnate in Vietnam.

Poi la leggenda reclamò il suo prezzo, e il 3 settembre del ’70 si portò via Al Wilson. Forse indigestione di barbiturici, forse suicidio. Fatto sta che lo scatto per la copertina di Hooker’n’Heat fu eseguito dopo la sua morte: e nell’immagine si può notare una sua foto appesa sul muro dietro alla band. Undici anni dopo, il 5 aprile del 1981, “The Bear” era in tour con la band: sniffò un grosso quantitativo di eroina, convinto che fosse invece cocaina. Ebbe un collasso, il cuore si fermò per sempre. Non aveva mai smesso di collezionare dischi.

 

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