Molto prima della Rivoluzione Industriale, i contadini inglesi usavano invocare la protezione degli Dei perché il raccolto andasse a buon fine. Nella regione del Devonshire c’era una particolare usanza. Il mietitore che finiva per ultimo veniva legato e addobbato con tutte le spighe di grano intorno, poi veniva bersagliato con scherzi pesanti, talvolta anche botte. Una sorta di sacrificio umano, praticato da tutti gli agricoltori della zona in modo che le loro grida si sentissero a miglia di distanza. La speranza era che gli Dei ascoltassero, e che si compiacessero del lavoro svolto proteggendo i semi della terra.

Il raccolto più importante era quello del grano, le cui “gambe” dovevano essere tagliate al momento giusto. Era anche quello un sacrificio da compiere, un’uccisione simbolica propedeutica però ad una nuova vita. Il ciclo della mietitura come metafora della vita, la fine di un’esistenza per iniziarne un’altra. Ma il grano non era soltanto fonte di cibo: era anche un ingrediente necessario alla distillazione del whisky. Miti, credenze e usanze scaramantiche che arrivano direttamente dagli albori della civiltà, che vennero raccolti in una vecchia ballata del XVII secolo.

Una ballata che soltanto il genio visionario di Steve Winwood poteva rielaborare, arricchita da un delicato arpeggio barocco e un meraviglioso flauto in lontananza. John Barleycorn (in italiano, Chicco d’orzo) era il nomignolo dato al whisky, o all’alcol in generale. E divenne il titolo di una canzone fiabesca e accattivante, evocativa e dal sapore antico. “There were three men came out of the West, Their fortunes for to try, And these three men made a solemn vow: John Barleycorn must die”.

John Barleycorn Must Die divenne il primo disco d’oro dei Traffic, nato quasi per caso. In origine Winwood voleva realizzare un lavoro solista dal titolo Mad Shadows (tanto che in un pezzo del disco suona da solo tutti gli strumenti). Ma col passare del tempo si riunì ai compagni con cui si era separato due anni prima, portando a termine quello che può considerarsi il loro capolavoro.

Nella letteratura anglosassone, la figura di John Barleycorn occupa un posto d’onore. Jack London disse che “è il re dei bugiardi, ma nessuno è più sincero di lui. I suoi doni sono chiaroveggenza e sogni confusi”. Il grande poeta scozzese Robert Burns spiegava che bisognava berne il sangue perché la sua forza è in un elemento liquido, come il distillato di grano. E gli anglosassoni, in quanto a questo, non si sono mai fatti pregare.

 

 

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