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Rock or dust

Elmore James, il vagabondo alcolizzato che poggiò lo slide sulla chitarra

Un collo di bottiglia rotto strideva sulle corde di una vecchia chitarra, distorcendo il suono, rendendolo più acuto e oscillante. Solitamente quel collo di bottiglia veniva infilato all’anulare sinistro, dopo esser stato raccolto da terra al termine di qualche rissa scoppiata per un apprezzamento di troppo alla ragazza sbagliata. Sarebbe impresa ardua per qualsiasi storico della musica risalire al primo bluesman che decise di martoriare le corde della propria chitarra con un pezzo di vetro. E’ molto più facile risalire all’identità di chi, prima di tutti, utilizzò questa tecnica facendola diventare caratteristica principale di tanti chitarristi blues, e successivamente rock.

Wikipedia ci spiega che “il bottleneck (collo di bottiglia) rimanda al materiale utilizzato in origine (di vetro). L’effetto ottenuto è simile a quello che si ottiene con il bending. Con la differenza che il musicista non va a modificare la tensione delle corde tirandole verso l’alto ma ne modifica l’intonazione tramite lo sfregamento dello slider. Con questa tecnica è possibile modificare l’intonazione delle note in maniera continuativa passando tramite glissato da una nota all’altra senza alcuna interruzione”.

C’è un prima e c’è un dopo. Il “prima” ha il fisico gracile del malato di cuore, la patologica diffidenza delle strumentazioni moderne e gli occhiali a fondo di bottiglia del figlio di una coppia di contadini di Richland, nel delta del Mississipi. Elmore James era un misantropo, diffidente, schivo fino all’antipatia e superstizioso come ogni buon contadino del Delta. Odiava le alchimie delle sale di registrazione, aveva imparato i trucchi del mestiere da Robert Johnson e Sonny Boy Williamson. Il suo primo strumento era composto da una scatola di conserve, una corda metallica ed un asse di legno.

Vagabondo, alcolizzato, puttaniere, operaio saltuario perennemente in bolletta, malato di cuore. Il suo carattere, la sua totale mancanza di organizzazione, la sua testardaggine, gli impedirono di assurgere alla stessa gloria che ebbero altri con la medesima storia. Ma il Rock deve tanto a quello slide che faceva piangere e agonizzare la chitarra, con le sue note alterate e la ritmica ossessiva.

Il patto con Satana che secondo la leggenda strinse Robert Johnson si rinnovò con Elmore James. Nel 1951 partecipò ad alcune sedute di incisione con Sonny Boy, ma molti studiosi dubitano ancora oggi del suo effettivo apporto ai pezzi. Una sera in sala improvvisò una jam con alcuni musicisti: suonarono un classico di Johnson, reinterpretato nello stile di Elmore: Dust My Broom. Lilian McMurry, affascinante e subdola produttrice e talent-scout, registrò all’insaputa di James quell’esecuzione. Lancinante e perfetta, come sapeva fare quando non aveva l’ansia di essere ascoltato da qualcuno. Da quella sera la tecnica dello slide-guitar entrò nella galleria della storia della musica. Lui sarebbe morto per un infarto a soli 45 anni.

 

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