Da qualche settimana è uscito “And if you’ll come to me”, il suo secondo album da solista, e da Milano, il primo marzo, partirà il suo nuovo tour. A pochi giorni dall’inizio del suo nuovo tour mondiale, che lo vedrà protagonista al Blue Note di Milano per la prima data, Idan Raichel ha gentilmente concesso un’intervista ai nostri microfoni.
“And if you’ll come to me” contiene suoni diversi, molto intimi. Vuoi presentare ai nostri lettori il tuo ultimo album?
“And If you will come to me” è il mio secondo album da solista, dopo quelli composti con la mia band, “The Idan Raichel Project”, e secondo album registrato dal vivo in studio.
È un album decisamente più intimo, e lo noterete anche nella produzione artistica. Raccoglie storie che mi appartengono, appartengono alla mia famiglia, alla mia gente, e parlano di amore e di vita.
Il primo marzo, sarai al Blue Note di Milano. Vuoi darci qualche anticipazione sul tuo prossimo concerto?
Adoro venire Milano e comincerò da questa città il tour che mi vedrà impegnato un mese in Europa ed in America, e anche a Mestre il 2 Marzo
A Milano condividerò con il pubblico i suoni di questo ultimo album e di “Piano Songs”.
Colgo qui l’occasione per lanciare un appello a chi legge questa intervista e vive a Milano: se qualcuno è interessato, vorrei realizzare con uno o più musicisti locali una jam session, durante il mio concerto.
Questo concerto per me apre molte porte e coglierò l’occasione di riproporre il pezzo “Amami Amami”, singolo realizzato con Mina ed Adriano Celentano, e “ Che sia buona vita” di Ornella Vanoni, altre grande artista italiana con cui ho collaborato.
Ricordi il primo incontro con Mina e Adriano Celentano? Com’è stato il primo incontro di Idan Rachiel con queste due leggende della musica italiana?
Mina e Celentano sono in assoluto due leggende viventi ed è stato un grande onore per me collaborare con loro e comporre il singolo “Amami Amami”.
È stato un sogno divenuto realtà. Non avrei mai immaginato di poter lavorare con queste due leggende, due persone appassionate di musica ed aperti mentalmente su ogni nuova produzione e nuove composizioni provenienti da ogni parte del mondo.
Nel 2016, hai vinto l'”Unsung Hero Award”, che ti è stato consegnato da Martin Luther King III. C’è un ricordo speciale di quel momento che vuoi raccontarci?
“Unsung Hero Award” è stato un punto di incrocio per me, e penso che qualunque premio tu riceva lo sia. Penso che sia stata un’opportunità di riflessione per me, sulla strada percorsa fino ad ora ma, soprattutto, spero sia sta uno spunto di riflessione e di ispirazione anche per i giovani artisti, che con la loro Arte possono davvero mandare un messaggio importante e contribuire attivamente a questa società.
Spero che molti, vedendo il mio traguardo, siano stati ispirati ad aprirsi al mondo e non nella speranza di ricevere un premio ma nella speranza di poter cambiare attivamente questo mondo con la propria arte.
“Alta fedeltà” è il titolo di uno dei romanzi più belli di Nick Hornby. Per questo, facciamo un piccolo gioco e proviamo a indossare i panni di Rob Gordon: qual è la top 5 dei dischi che hanno avuto un significato maggiore nella tua vita?
Ci sono molte canzoni ed album che mi hanno influenzato nella mia vita ma se devo scegliere velocemente il primo che mi viene in mente è “Kind of Blue” di Miles Davis, “Talking timbuktu” di Ali Farka Tourè, ”Slow Train Coming” di Bob Dylan, “The Best of Sasha Argov” di Sasha Argov, uno dei migliori compositori israeliani, ed infine “Songs without lyrics” di Mendelssohn (compositore classico). Spero che un giorno qualcuno indicherà il mio album in una top 5.
Grazie per questa intervista, è stato un onore essere letto dai vostri lettori. Grazie per avermi dato l’opportunità di esprimere il mio pensiero ed invito tutti i lettori a seguirmi e a scrivermi su FB ed Instagram.
Grazie ancora, vi aspetto a Milano e a Mestre.
Intervista a cura di Corrado Parlati
Un ringraziamento speciale va ad Antonella Lavini di KinoMusic