Piscinola Marianella marchiate a fuoco sulla pelle. Tra palazzi enormi, in una terra troppo spesso nota solo per le vicende di camorra e di cui si trascurano troppo spesso le figure positive, in cui lo stato è troppo spesso assente e i ragazzi sono abbandonati al loro destino, a meno che non abbiano una famiglia forte alle spalle. È in questo contesto che un gruppo di ragazzini inizia ad avvicinarsi alla cultura hip hop e a scrivere le prime rime. L’impresa non è facile: l’hip hop, in quel periodo, non era esattamente il genere di musica più diffuso da quelle parti, era principalmente un genere di nicchia, e anche i mezzi di diffusione, senza YouTube, Spotify e similari, erano nettamente minori e non alla portata di tutti.

Il loro modo di fare musica, poi, è nettamente diverso da quello degli altri rapper che all’epoca dominavano la scena: i suoni sono molto più cupi, più vicini alla parte nera, più pura, della cultura hip hop.

E poi ci sono le parole: il linguaggio è esattamente quello utilizzato nelle strade partenopee, senza alcuna influenza americana, e le storie raccontate rappresentano un quadro lucido della realtà in cui quotidianamente vivono questi ragazzini. Sono storie vissute, osservate in prima persona, da cui emerge un punto di vista che consente a chi ascolta di identificarsi con la voce narrante.

È così che tra cd, compilation di ogni tipo, file scambiati via bluetooth sui primi smartphone in grado di riprodurre file multimediali che i Co’ Sang, formati da Antonio Riccardi — in arte Ntò — e Luca Imprudente — in arte Luche —, e i Fuossera, composti da Gianni de Lisa detto O’ Iank, Pasquale Fernandez e Pepp J One, entrano nelle case dei loro quartieri, per poi diffondersi anche al di fuori di essi.

L’inizio della rivoluzione

La prima canzone dei Co’ Sang risale al 1997, ed è stata inserita nella compilation Spaccanapoli della crew Clan Vesuvio. La formazione, però, era diversa da quella che per anni dominerà la scena: oltre a Ntò e Luche, c’erano Denè e Dayana. Dopo lo scioglimento e un periodo di pausa iniziale, però, si riparte. La loro può essere considerata a tutti gli effetti una poesia cruda.

Ed è proprio in questa direzione che si muove il brano pubblicato nel 2004 da Co’ Sang e Fuossera, che anticipa gli album “Chi more pe me” di Ntò e Luche, a cui farà seguito “Spirito e materia” dei Fuossera.

Metto l’anima nei dischi perché ho visto giorni come questo, dove niente è sicuro, una donna mangia e giura e vive nei sogni di un uomo che non l’ha mai toccata nemmeno quando è giorno. Veniamo da dove si piange, dove l’aria puzza di sangue e niente cambia. L’affetto è una conquista per chi è figlio di nessuno, non esiste muro che chiude questa poesia cruda

INT ‘O RIONE (Da “Chi more pe’ me”, Co’ Sang, 2005)

“Int ‘o rione” è senza dubbio la canzone più nota del duo di Marianella. Un racconto lucido del rione, la realtà in cui vivono quotidianamente emerge chiara dalle rime di Ntò e Luche. Non servono grosse spiegazioni, la cosa più giusta è far parlare la musica.

POVERE ‘MMAN (Da “Chi more pe’ me”, Co’ Sang, 2005)

Ci hanno tenuti zitti e buoni sotto i segni delle croci e ora so perché queste ragazze non sono dolci”.

Una delle massime espressioni della poesia cruda è rappresentata da “Povere mman”, dedicata a chi è andato via troppo presto, dove “vent’anni chiuso in una stanza sono già abbastanza”.

Dove sto io, angeli e diavoli dentro, l’aria è pulita e il nome sale con il contrario della vita, e quanti fratelli coi fratelli scomparsi, i vetri rotti e sangue sparso fanno brutto per noi, ma non per chi si sparte le parti e tutta la vita fugge, pensando a come, cercando dentro non trova l’uomo, tutta esperienza in mezzo a chi gira le spalle alla coscienza, s’è perso il conto dei drammi e delle mamme adolescenti, dove non scende alcuna lacrima che non è vera, i pugni più stretti dei denti e niente ci mantiene.

Amami e dammi il bene quando non me lo merito, è in quel momento che ne ho bisogno, l’ho imparato dalle pietre e non me lo scordo, mantengo la penna, per me è una scommessa la vergogna è falsa come le promesse, ci fosse un posto io ci verrei.

VOGLIA ‘E VULA’ (Da “Spirito e materia”, Fuossera, 2007)


Voglia ‘e vulà è il primo singolo estratto da “Spirito e materia“, primo album dei Fuossera.

È una canzone da cui emergono chiari i messaggi contenuti nel disco. Sir Fernandez, O’ Iank e Pepp J One raccontano la loro realtà, e il messaggio può arrivare chiaro a tutti, senza fraintendimento alcuno, grazie ai sottotitoli presenti nel video.

MOMENTO D’ONESTA’ (Da “Vita Bona”, Co’ Sang, 2009)


I Co’ Sang da che parte stanno?”, si chiede all’inizio della canzone. La risposta è semplice: “Noi non rappresentiamo la strada, ma la gente che ci sta dentro”.

Chiariamo subito un equivoco: nelle rime di Ntò non è presente alcun attacco ai magistrati, si tratta di un errore di interpretazione del testo commesso da un giornalista.

La frase è infatti riferita ai “cantanti-magistrati”, che all’epoca — anche se spesso accade anche al giorno d’oggi — sfruttavano le vicende di Gomorra per dare un tono di battaglia alla loro musica, senza aver mai messo piede nelle zone di cui si parla.

RICONOSCENZA (Da “Vita Bona”, Co’ Sang, 2009)


“Voglio dare tutto l’amore indietro, far sapere che ti ho amato ogni giorno e sera, mi hai cresciuto come un genitore vero, e ora ti porto questo regalo per far capire che non tradisco mai…”.

Scegliere una seconda traccia da un album come “Vita bona” non è stato affatto semplice. Ce ne sono tante degne di nota, ma “Riconoscenza” rappresenta un qualcosa di diverso da tutte le altre.

Questo è il regalo nostro a una famiglia che non sempre ci vuole bene, e ora ognuno di noi può provare a restituire riconoscenza“, canta Ntò sul finale.

STAND BY: IL PRIMO INCROCIO TRA RAP E MELODIA


Ricciardi-Granatino-Co’ Sang. Se credete che quella di Liberato sia un qualcosa di mai sentito prima, vi tocca fare un bel salto indietro nel tempo. Siamo nel 2011, un ragazzo partito da Scampia con “Bella signora” e “Picchia forte un cuore” è giunto al diciottesimo album, che segna una svolta nella sua carriera: stiamo parlando di Franco Ricciardi, che per “Zoom” decide di incrociare i suoi suoni con quelli del rap, dopo averlo fatto già al termine degli anni ’90 con “Cuore Nero”, condivisa con i 99 Posse.

Il disco si apre proprio con “Stand by”: Ricciardi a rappresentare la musica napoletana più “classica”, i Co’ Sang, invece, l’underground. L’anello di congiunzione è Ivan Granatino, esattamente a metà tra questi due mondi.

Da lì in poi, tutte le canzoni che strizzano l’occhio sia al melodico sia ai suoni urban, sono figlie di questa e di ” ‘a Storia e Maria”, che quel disco, invece, lo chiude.

SE TI AVESSI ORA (Da “Il coraggio impossibile”, Ntò, 2013)


Qui mi permetto di citare Carmelo Bene. Tutto sta nel decidere se vuoi proporre il significante o il significato. Rimettere in scena quello che erano i Co’ Sang avrebbe voluto dire ancorarsi a uno stereotipo. Molto meglio mirare a qualcosa di nuovo”, dichiarò Ntò in un’intervista rilasciata a “Il Giornale” in occasione dell’uscita de “Il coraggio impossibile”, suo primo lavoro da solista. Il featuring con Enzo Avitabile rappresenta uno dei momenti più elevati del disco.

LIETO FINE (Da “L2”, Luche, 2014)

Una storia di violenza e d’amore, di sesso e di droga. Una storia inventata, certo, ma di cui Luca ne ha sentite tante, tantissime. Il pezzo è tratto da L2, secondo lavoro da solista di Luche, prodotto da Roccia Music. Potrebbe essere considerata una sorta di mini film, in cui, purtroppo, il lieto fine non c’è.

NUJE VULIMME ‘NA SPERANZA (Da “Numero 9”, Ntò e Lucariello, 2014)


“Lo pensiamo tutti ma non lo dice mai nessuno, noi abbiamo una domanda “ma chi giudica coloro che giudicano?” É oggi che si costruisce il domani, è logico che resti inerme non cambia niente…”.

È una canzone nata da un incontro tra Ntò, Lucariello e Stefano Sollima, regista di “Gomorra – la serie”. È un grido di speranza, voluta e non attesa.

IL MIO RICORDO (Da “Malammore”, Luche, 2016)

È stato il pezzo più difficile da scrivere dell’intero “Malammore“, l’ultima traccia in ordine temporale, ultimata appena due giorni prima di chiudere il disco. Il beat è ricavato da un campionamento di “Asteco e cielo” di Enzo Avitabile, su cui si inserisce il suono della chitarra elettrica suonata da D-Ross. In questo video possiamo vedere la performance di Luca al Palapartenope, l’emozione emerge tutta dalla voce.

E su questo momento consentiteci di spendere due parole: dopo tutto l’odio che gli è stato riversato addosso in seguito allo scioglimento dei Co Sang e i primi concerti con poche decine di persone, Luche si è preso una rivincita storica: 6mila paganti, un numero mai visto prima a Napoli per un concerto rap, in quella che è stata la casa degli ultimi concerti di Pino Daniele. “Ti va di raggiungermi fin qui?

SURDATO DA STRADA (Da “Demodè”, Fuossera, 2017)


Dopo un periodo di assenza dalla scena hip hop, in cui si sono dedicati a progetti alternativi come una reinterpretazione in lingua napoletana dell’Amleto di Shakespeare chiamata “Mal’essere“, i Fuossera tornano con Demodè.

Nessun trend da seguire: si fa rap alla loro maniera, con messaggi da trasmettere, storie da raccontare, e momenti da condividere con gli amici di sempre. “Surdat’ ra strada“ ci riporta al “Fuosso” da cui tutto è partito e da cui il gruppo prende il nome, accompagnati dall’eco di Raiz e dalle immagini di Giuseppe Di Vaio.

“PE T’AVE'” E “IL TEMPO PERDUTO”: IL 2018 DI NTO’


Due storie vere, in cui è molto probabile immedesimarsi: sono questi gli ingredienti alla base di “Pe t’avè” e “Il tempo perduto”, le due canzoni che hanno maggiormente caratterizzato il 2018 di Ntò. Ed è lo stesso autore a pubblicare su Facebook il messaggio da cui è partita l’ispirazione per la realizzazione di “Pe t’avè”, che vi riportiamo di seguito:

POTERE NELLE MIE MANI: LA SCALATA DI LUCHE

Un rapper capace di rinnovarsi in ogni occasione, senza mai perdere la profondità che ha sempre caratterizzato la sua penna. Chi è abituato al Luche dei Co’ Sang potrebbe metterci un po’ a metabolizzare il cambio di sound e l’utilizzo pressoché totale (eccezion fatta per “Je ce credevo”) dell’italiano, ma “Potere” è un album che va ascoltato più di una volta per poterne comprendere la potenza e il significato.

Tra “Torna da me”, che riprende il segno tracciato da “Che Dio mi benedica” in “Malammore”, “Diamanti nei denti”, “Potere – Il sorpasso” e “Star”, il pezzo che impreziosisce il disco è sicuramente “Potere 2”, un canto a due voci con il maestro Enzo Avitabile che parte dalla periferia per arrivare al mondo.


Corrado Parlati

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