“C’è un motivo per cui i porci bramano volare: è qualcosa di sconveniente per natura…”. Giordano Bruno lo scriveva nel “De umbris idearum”, pubblicato a Parigi nel 1582. Il 23 gennaio 1977, 395 anni dopo, i Pink Floyd pubblicavano Animals, decimo album in studio. Il più politico, punk, grezzo e spietato disco del quartetto. E probabilmente anche l’ultimo vero album del gruppo inglese: dopo sarebbero arrivati The Wall e The Final Cut, prima dell’uscita (1985) di Roger Waters dal gruppo. Ma lo stesso Waters fu autore di tutti i pezzi degli ultimi due lavori, relegando gli altri membri della band ad un mero lavoro esecutivo.
“Credo che Animals sia stato il primo album in cui non ho composto nulla – avrebbe detto il tastierista Richard Wright – e, secondo me, è stato il primo album in cui si è davvero sfaldato il gruppo”. La galleria dei grandi geni dell’umanità è ricca di egocentrici ritratti: e Roger Waters era tanto egocentrico quanto geniale. “Roger era un vulcano d’idee – furono invece le parole del batterista, Nick Mason – ma ostacolava deliberatamente Dave e le sue proposte”.
Animals è un disco inquieto, claustrofobico, grezzo: segna un taglio deciso con le mastodontiche atmosfere psichedelico/operistiche degli album precedenti, con gli arrangiamenti sognanti e felpati del passato. Una specie di cappa messa da Waters sul sound dei Pink Floyd, metafora della cappa imposta dal Governo sulla società inglese dell’epoca. La metafora orwelliana del maiale sopra la Battersea Power Station è un manifesto di lotta di classe e contestazione: nella “Fattoria degli animali” dello scrittore, i maiali rappresentano i politici che tengono in scacco le pecore aiutati dai cani, dispotici e aggressivi. Il maiale in volo sulla centrale elettrica stava a simboleggiare il dispotico dominio di una classe sull’altra, dei politici sulla gente comune.
Secondo alcuni critici, i “Three Different Ones” rappresentano sfruttatori, uomini d’affari, e personalità della politica. Secondo altri, il messaggio è riferito direttamente a tre personalità di quel periodo. Il primo ministro James Callaghan, la leader dell’opposizione Margaret Thatcher (fucked up old hag) e Mary Whitehouse, attivista politica reazionaria che voleva reintrodurre la censura nelle radio (house-proud town mouse) e che intraprese una personale crociata contro i Pink Floyd. Pigs, Dogs, Sheep: tre animali a simboleggiare tre classi sociali e una società intera immersa del degrado sociale e morale.
Il 1977 fu un anno movimentato. Johnny Rotten indossò la maglia con la scritta I hate Pink Floyd, i punk li definirono “dinosauri del Rock”; Rolling Stone scrisse che i Pink Floyd erano diventati “cupi e amari, denunciando la doppiezza dell’animo umano”; i conservatori britannici chiesero al Parlamento di vietare la diffusione delle canzoni del gruppo alla radio perché ritenute “diseducative”. Dal prog psichedelico al punk, a volte il passo è veramente breve. Animals è una pietra miliare del rock, un disco osteggiato alla pubblicazione, penalizzato dal successo dei due mastodontici predecessori (The Dark Side of The Moon e Wish you were here) oltre che dal successivo The Wall, e stilisticamente diverso da quanto il gruppo aveva fatto prima e quanto avrebbe fatto dopo. E per questo, assolutamente unico.
Gennaro Acunzo
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