Sono solo canzonette, certo, ma anche momenti di riflessione, messaggi, speranze. Tra personaggi di Collodiana memoria – in un’Italia a sua volta sempre più “Collodiana” -, Peter Pan e Capitano Uncino, l’unica “Isola che non c’è” pronta a smettere di essere un’utopia per diventare realtà sembra essere quella musicale.
Lo special guest di oggi su MentiSommerse.it è Edoardo Bennato, che ha gentilmente concesso un’intervista ai nostri microfoni.
Ai personaggi nati nel 1977, con la prima edizione di “Burattino senza fili”, si sono aggiunti Lucignolo e Mastro Geppetto, mentre trova una nuova veste il Grillo Parlante. Come nascono questi tre personaggi? E, soprattutto, 41 anni dopo, quanto è ancora “Collodiana” l’Italia?
Vero, anche se il Grillo Parlante era già presente nel ’77, invece in “Burattino senza fili 2017” è diventato “Che comico il Grillo Parlante”. Gli altri due personaggi non trovarono posto nel disco dell’epoca: Mastro Geppetto l’ho immaginato come un abile artigiano che, rimasto solo, si costruisce il burattino a fargli compagnia. In fondo è ciò che accade a molti anziani nel nostro paese, dove non esistono reali politiche sociali a loro favore. C’è però un punto a favore di Geppetto e cioè che è riuscito ad andare in pensione, in barba alla “Legge Fornero”, non è poco. Lucignolo, invece, oggi l’ho immaginato come un organizzatore di rave party, una sorta di PR che porta tutti allo scatafascio in due notti e due giorni di sballo totale.
“Una chitarra conta sempre più di una spada, anche se c’è chi non la pensa così”. Alla luce di quanto accaduto negli ultimi due anni, è di nuovo il momento di dire “Stop America”?
Credo che una chitarra conti sempre di più di una spada, anche se nessuno difende “le chitarre”, ma la tendenza è per costruire più spade e meno chitarre e non solo in America!
In “Pronti a salpare”, analizza il fenomeno dell’immigrazione. Sul volto dell’altro si manifesta, quotidianamente, l’infinito, e nei suoi confronti si instaura una responsabilità asimmetrica, che prescinde dalla responsabilità dell’altro nei confronti dell’io, asseriva Levinas. È possibile, secondo Lei, un’integrazione che renda la diversità un’opportunità di crescita e di arricchimento culturale?
Non solo è un’opportunità di crescita – l’integrazione – ma è anche l’unica via possibile. Dobbiamo capire che il nostro benessere futuro non può prescindere dalla soluzione dei problemi del terzo mondo. Il filosofo Lévinas sosteneva la comprensione del senso dell’essere in cui l’altro – pensiamo anche al diverso da noi – si spoglia della sua estraneità diventando medesimo… ma ricordo che io scrivo solo canzonette!
Da “Campi flegrei” a “La bella addormentata”, passando per “Vendo Bagnoli” e gli interrogativi di Joe Sarnataro, Bagnoli è sempre stata al centro della Sua musica. Qual è il rapporto di Edoardo Bennato, oggi, con Bagnoli?
Bagnoli è la mia vita, ma è anche la mia rabbia più feroce, un territorio bellissimo ridotto nello stato in cui è. Speriamo nei giovani, quelli locali che possono determinare il futuro di Bagnoli.
Proviamo a chiudere gli occhi e tornare indietro nel tempo: nel 1990, al Pistoia Blues Festival, suonò al fianco di B.B. King.
Vuole raccontare ai nostri lettori come andò quell’incontro?
In effetti è stato l’unico “vantaggio” che io riconosco all’essermi fatto convincere a fare la sigla dei Mondiali di calcio del ’90. Quando qualcuno chiese al grande B.B. King se Bennato potesse suonare sul palco con lui, meravigliato della domanda. Mr. King disse: “Edoardo Bennato? Who is this guy?“. In napoletano “Chi è chist’?”. Allora gli dissero che ero quello che aveva fatto la sigla per i Mondiali… fui ammesso al suo cospetto, ma cosa più eclatante è che suonammo una mia canzone: “Signor Censore“.
“Non ebbi dubbi solo sul rock ‘n’ roll”. Quali sono i cinque dischi che hanno principalmente influito sulla Sua crescita artistica e personale e perché?
Cinque dischi sono troppo pochi, ce ne vogliono almeno una ventina. Troppi per parlarne “superficialmente” in un’intervista. Sono dischi per me fondamentali… per cui…