Sono tanti i formati che, nel corso degli anni, sono stati utilizzati per la diffusione musicale. Nessuno di questi, però, è riuscito a conferire alla musica una dimensione artistica quanto il vinile. Avere tra le mani un disco in vinile vuol dire poter possedere una copia della tua opera d’arte preferita. E il mondo dell’arte, con quello del vinile, si è fuso più volte per delle cover d’autore che hanno segnato la storia di entrambi i mondi, come è accaduto per esempio con quella di “The Velvet Underground & Nico”, che vede la firma di Andy Warhol.
In occasione dell’uscita di “Vinilici. Perchè il vinile ama la musica”, noi di MentiSommerse.it abbiamo intervistato Vincenzo Russo, autore del film insieme a Nicola Iuppariello.
Come nasce il progetto “Vinilici. Perché il vinile ama la musica”?
Il progetto nasce dall’incontro con Nicola Iuppariello, con il quale da 7 anni condivido l’organizzazione del DiscoDays | Fiera del Disco e della Musica. L’idea è raccontare come attraverso un simbolo iconico, il disco appunto, si intreccino le storie di persone dalle inclinazioni e gusti più disparati. Fondamentale per la realizzazione sono stati gli incontri con Napoli Film Industry e il regista Fulvio Iannucci, già autore di “Francesco da Buenos Aires” e “Caffè sospeso” in onda attualmente su Netflix.
Negli ultimi mesi, è sempre più argomento di discussione il confronto tra piattaforme streaming e supporti solidi. C’è chi crede che sia solo il vinile a restituire la giusta forma artistica alla musica e chi, invece, vede del buono anche in Spotify. Da che parte sta Vincenzo Russo?
La Musica è da sempre molto legata alle tecnologie atte a riprodurla. Da ragazzino onnivoro musicale che risparmiava soldi per settimane, pur di comprarsi i propri cd preferiti, non riesco a demonizzare Spotify che ha dato libero e gratuito accesso a milioni di canzoni. Certo è che l’attenzione, la conquista del tempo libero e quel rapporto “fisico” con la Musica so ottengono soprattutto attraverso il vinile.
Sono tanti i personaggi che hai incontrato per la realizzazione di “Vinilici. Perché il vinile ama la musica”. C’è un incontro che ti ha colpito particolarmente e di cui vuoi parlarci?
Sono stato particolarmente fortunato nell’aver selezionato i contributi di persone sempre appassionate dell’argomento. Tutti hanno aggiunto qualcosa al progetto, da Elio e le Storie Tese a Carlo Verdone. Uno degli incontri che ricordo con più piacere è stato quello con Renzo Arbore, vero e proprio Juke-Box di ricordi musicali
In occasione dell’ultima edizione di “DiscoDays”, sei salito sul palco per presentare il docufilm. Vuoi raccontarci com’è andata?
Salire sul palco è sempre un’emozione forte per la mia timidezza, per fortuna al DiscoDays si gioca in casa e c’erano tantissimi amici a sostenermi. In ogni caso preferisco essere dall’altro lato, giù al palco magari a godermi un bel concerto
La musica è stata al centro di tantissime opere letterarie e cinematografiche. C’è qualche opera che ti ha particolarmente influenzato nella scrittura del film, o anche soltanto dal punto di vista personale? Se sì, perché?
Nel periodo di lavorazione al film credo di aver visto almeno 200 documentari per scovare i segreti necessari per la scrittura. Ho molto apprezzato “Joe Strummer: The Future is Unwritten” di Julien Temple e “Don’t Look Back” di D.A. Pennebaker. La verità è che siamo il risultato delle canzoni, libri e film che abbiamo amato e amiamo tuttora.
Progetti futuri di Vincenzo Russo?
John Lennon sosteneva che la vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti. Ho verificato sulla mia pelle la potenza di questa affermazione. Di conseguenza, per il momento, mi concentro sulla promozione di “Vinilici. Perché il vinile ama la musica”. Confesso che l’esperienza sul set è stata molto soddisfacente, mi piacerebbe ritrovare una storia bella da essere raccontata attraverso il linguaggio cinematografico
“Vinilici. Perchè il vinile ama la musica”: le date
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