Asia Bibi, pakistana di fede cattolica, è stata condannata a morte per impiccagione nel 2010, con l’accusa di aver offeso il Profeta Maometto. Nell’ottobre 2018, però, la Corte Suprema del Pakistan l’ha assolta sulla base di prove insufficienti, anche se non le sarà permesso di lasciare il Pakistan fino a quando il verdetto non sarà stato rivisto. Il processo, però, potrebbe durare anni. In questo articolo, pubblicato da ilPost, la sua vicenda è spiegata nel dettaglio.
Gli estremisti del partito sunnita Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP) hanno mosso una protesta che ha coinvolto decine di migliaia di persone, scese in strada per manifestare il loro dissenso verso la sentenza della Corte Suprema.
Trovare un posto sicuro, ma anche lo stretto indispensabile per sopravvivere, sembra quasi un’impresa per Asia Naurīn Bibi e il marito, che ha inviato una richiesta d’aiuto all’Italia tramite un video diffuso sui social da “Aiuto alla Chiesa che soffre”, dopo aver già richiesto supporto a Donald Trump e Theresa May. Il rischio, però, è esteso anche alle conseguenze che potrebbero subire i familiari costretti a rimanere in Pakistan, che potrebbero trovarsi a fare i conti con una situazione alquanto scomoda.
Basti pensare alla sorte toccata a Salmaan Taseer, politico pakistano legato al Partito Popolare (PPP), governatore del Punjab dal 2008, ucciso nel 2011 da una delle sue guardie del corpo per aver deciso di fare visita ad Asia Bibi in prigione e, subito dopo, essersi espresso in favore di una riforma della legge sulla blasfemia in Pakistan. In questo articolo, in lingua inglese, la BBC ha fornito chiare spiegazioni sulle leggi riguardanti la blasfemia in Pakistan e le evoluzioni subite.
Cosa è affermato realmente nel Corano a riguardo e quali sono le posizioni dell’Islam riguardo la blasfemia?
Per provare a fare chiarezza sulla questione, noi di MentiSommerse.it abbiamo contattato Qasim Rashid, uno dei massimi esperti di diritti umani e avvocato della Ahmadiyya Muslim Community in America. Ecco cosa ha dichiarato a riguardo:
Per non parlare del fatto che l’Islam non prescrive la morte per gli apostati o per coloro che commettono blasfemia, il Corano è stata la prima scrittura religiosa a dichiarare categoricamente: “Non ci sarà costrizione nella religione” [1].
Allo stesso modo, il Corano afferma ripetutamente che i musulmani, incluso il Profeta Maometto, possono solo ammonire i non musulmani per ciò che concerne le questioni religiose [2]. Il Corano affronta la miscredenza più di 150 volte, ma all’uomo non viene mai data l’autorità di punire il miscredente. Il Corano non sanziona mai la punizione del mondo per l’apostata che crede e non crede ripetutamente [3].
L’esempio del profeta Maometto conferma l’opinione che nell’Islam non esiste alcuna punizione per apostasia o blasfemia. Una volta, un beduino convertito all’Islam soffriva di febbre a Medina. Ha chiesto di essere rilasciato dal suo giuramento tre volte ed è stato rifiutato tre volte. Tuttavia, lasciò Medina indenne [4]. Il lettore potrebbe chiedersi se un singolo evento durante la vita del Profeta Maometto è sufficiente a dimostrare che l’Islam non punisce un apostata. In realtà, non esiste un singolo caso in cui il profeta Maometto punisce un individuo perché è apostata.
Infine, l’Islam non limita l’apostasia [5]. Qualsiasi “punizione” che un apostata incorre è una questione tra quella persona e Dio. Il Corano è chiaro: l’apostasia non è un crimine terreno, non è certamente il crimine “ultimo”, gli apostati non devono essere danneggiati, né tanto meno messi a morte, e coloro che scelgono di lasciare l’Islam hanno tutto il diritto di farlo. Precisamente gli stessi principi di libertà di coscienza e di parola si applicano a coloro che sarebbero considerati blasfemi. Cioè, nell’Islam, non esiste alcuna punizione mondana per la blasfemia.
Note:
[1] Corano 2:257.
[2] Corano 4:64; 6:70-71; 10:109; 11:47; 50:46; 88:22-23.
[3] Corano 2:218; 3:21, 73, 91; 4:138; 5:55, 62, 93, 100; 9:3, 66-68, 74; 16:107; 47:26-27; 63:2-7.
[4] Bukhari.
[5] Corano 4:138; 10:100; 18:30.
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