Louise Bourgeois

La vita della scultrice Louise Bourgeois ha impegnato l’intero ventesimo secolo, concludendosi solo nel 2010, alla veneranda età di 98 anni. Durante questo rimarchevole arco di tempo, la Bourgeois ha dipanato un lungo filo di opere scritte e modellate, a cui tanti, tanti artisti dopo di lei si sono aggrappati nel tentativo di trovare un senso, una direzione al proprio fare arte.

I suoi scritti gettano una luce inedita sul suo lavoro, che fu in gran parte autobiografico: nata nel 1911 da una famiglia di tappezzieri, Bourgeois vide presto suo padre partire per la Grande Guerra, e l’immagine della sua schiena mentre si avviava verso il treno, unita all’ansia divorante di sua madre, non l’abbandoneranno mai.

Louise Bourgeois dovette perdonare a questo padre così eroico, tante piccole azioni non proprio da cavaliere senza macchia e senza paura. Nei suoi diari racconta come, nel 1922, fosse invitata a vivere con loro una tutrice, e come in breve suo padre cominciasse una relazione extra-coniugale con lei proprio mentre la madre della futura artista giaceva a letto, colpita da un’influenza spagnola da cui non si sarebbe mai più completamente ripresa.

L’eroismo e le infedeltà paterne, l’ansia e la malattia materne non abbandonarono mai la vita e la fantasia di Louise Bourgeois, e lei ne attinse per creare alcuni dei maggiori capolavori della scultura del XX secolo: “La mia infanzia non ha mai perso la sua magia, non ha mai perso il suo mistero e non ha mai perso il suo dramma –, disse una volta, durante un’intervista – Tutti i miei lavori degli scorsi cinquant’anni, tutti i miei soggetti, affondano le loro radici nella mia infanzia”.

Tante sono le lezioni che Louise Bourgeois ha lasciato in eredità agli artisti a venire, inscritte nei suoi diari o raccontate dalle sue creazioni, e qui ne approfondiamo quattro:

Lezione #1 – Crea arte che sia autobiografica.

The Young Girl

In numerose tra interviste, interventi, pagine dei suoi diari e componimenti di vario genere, Louise Bourgeois insiste sull’assoluta identità tra arte e vita: “L’arte non riguarda l’arte. L’arte riguarda la vita, e la riassume”, dichiarò. Queste sue dichiarazioni la distinsero potentemente dal panorama artistico predominante nei suoi primi anni di attività, quegli anni ’40 in cui l’espressionismo astratto proclamava l’assoluto distacco tra arte e vita, mentre lei annunciava le sue creazioni come esorcismi delle sue passate esperienze, dei suoi traumi infantili e del suo trambusto interiore. Ogni elemento della sua arte parla di lei: le trecce annodate ed i capelli serpentini, “medusiani”, delle sue figure femminili, riprendono i suoi stessi capelli eccezionalmente lunghi e rappresentano il suo mutevole stato emotivo; gli alberi sono una metafora per i suoi figli, e le sue responsabilità verso di loro; perfino in una composizione chiamata The laws of nature, dove figure abbozzate di una dominatrice e della sua vittima-amante, si ritrovano riferimenti a ciò che per la Bourgeois ha rappresentato il matrimonio: amore, dolore, abuso e piacere, tutto amalgamato insieme.

Tanto fu importante per lei questa nozione di arte autobiografica, da dichiarare che l’arte stessa non avrebbe dovuto avere nessun altra funzione: “L’artista è già abbastanza fortunato ad essere capace di superare i propri traumi senza far del male a nessuno. Invece di esserne grati, vogliono pure guadagnarci… Ciò è ridicolo!”

Lezione #2 – Trai ispirazione da qualunque cosa la natura offra, inclusi vermi e ragni.

Spider

In un lavoro senza titolo del 1989, Louise Bourgeois disegnò tre grossi vermi, i loro corpi bianchi in rilievo sull’oscuro fondo nero. E a chi volesse interpretarli solo come un richiamo alla morte ed al disfacimento, la Bourgeois rispondeva che i vermi “non sono soggetti negativi, per niente. Per quanto le cose siano difficili, c’è ancora speranza per chi crede nei vermi: qualcosa si è decomposto, ed è da questa decomposizione che emerge una nuova speranza”.

L’amore per ogni cosa la natura abbia da offrire, affonda le sue radici ancora una volta nell’infanzia della scultrice: nacque e crebbe in una casa vicina a un fiume, su un terreno coltivato dal padre ad alberi da frutto, piante e fiori di ogni tipo ed un vasto assortimento di animali da cortile. “Le metafore organizzate dalla natura sono estremamente forti – disse una volta – La natura è un linguaggio”.

Probabilmente le opere più significative che la Bourgeois trasse da queste convinzioni furono quelle che ritraggono i ragni, un soggetto a lei molto caro, che tradusse nella più mastodontica delle sue sculture, Maman, capace di far scorrere brividi lungo la schiena di qualsiasi aracnofobico. Ma Louise Bourgeois vedeva il ragno come un elemento ancora una volta positivo: saggio, protettivo (“ci salva dalle zanzare e dalle mosche, no?”), creativo, tutte qualità che lei stessa aveva amato in sua madre e aveva voluto trasporre così nella sua arte.

Lezione #3 – Ritorna sugli stessi temi all’infinito (ma non smettere di sperimentare!).

Ste. Sébastienne

Come i ragni che tanto ammirava, anche Louise Bourgeois finì col tessere una tela di significati personali, ripetendo l’uso di immagini, forme astratte e colori. “C’è un’evoluzione: la ripetizione di un tema significa semplicemente che quello che non puoi dire a parole, puoi dirlo utilizzando un’immagine – spiegò – E devi farlo di nuovo e di nuovo e di nuovo, altrimenti nessuno può capire di cosa stai parlando. Devi creare un linguaggio”. E questo linguaggio, per la scultrice, era anche un’epurazione dai traumi infantili ed una rivisitazione dei suoi ricordi felici, era la bambina che era stata che veniva a trovare l’adulta che era diventata.

Eppure, quest’eterno ritorno di donne incinte, spirali, ragni ed il colore blu fu sempre accompagnato da un ampio raggio di sperimentazione nella scelta dei materiali che di volta in volta utilizzava: Bourgeois scolpì legno, marmo, addirittura latex; per dipingere scelse matite, acquerelli, colori ad olio ed una vasta gamma di tipi di carta; ad ottant’anni, prelevava dal suo stesso armadio vecchi vestiti che incorporava nelle sue sculture o tagliava per farne coloratissime pagine di un libro di tessuti, chiudendo così il cerchio della sua vita che, dopotutto, era cominciata in una famiglia di tappezzieri.

Lezione #4 – Non smettere mai di fare arte.

Louise Bourgeois, Louise Bourgeois at the printing press in the lower level of her home/studio on 20th Street, New York, 1995. The Museum of Modern Art, New York. Photography by and © Mathias Johansson.

Tra gli infiniti disegni di Louise Bourgeois, ce n’è uno che la ritrae nei panni di un macchinario dai tratti geometrici. Scrisse una volta, a riguardo: “dunque, questo è quanto: come posso funzionare per me stessa? Beh, credo di poterlo fare se riesco ad inventare qualcosa che di volta in volta mi faccia andare avanti”. E così fece: la sua arte fu l’invenzione che la tenne operativa per i 98 anni di una vita immensa, che non smise mai di essere operativa. Negli anni ’90, quand’era ben oltre gli ottant’anni, debuttò con una mostra completamente inedita. E quando, anni dopo, la vista le calò improvvisamente, piuttosto che rinunciare alle stampe a cui stava lavorando, ne ingrandì le dimensioni.

Louise Bourgeois morì come dovrebbero morire tutti gli artisti, forse tutti gli uomini: ben lontana dall’aver esaurito le potenzialità d’espressione del suo spirito. Uno spirito grande, enorme, e soprattutto: ancora gravido.

Marzia Figliolia

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