Se credete che l’unica musica possibile in spiaggia sia l’accompagnamento battistiano all’incerto fuocherello di un falò, siete appena in tempo per ricredervi: questo venerdì, 27 luglio, infatti, torna per la sua seconda edizione il Bones Party, festival Hard’n’Heavy da godersi in costume e infradito sulla spiaggia del Sea Legend. Sei ore di musica in compagnia di band come gli Aftermath, i Dresda Code ed i Circle of Witches… E, a due anni dall’ultimo concerto napoletano, tornano anche gli Hangarvain, con il loro nuovo lavoro, “Roots and returns”. Perché sempre si torna dove si è stati bene.
Noi di Menti Sommerse abbiamo fatto due chiacchiere con Sergio Toledo Mosca, voce della band.
“Roots and returns” segna dunque il vostro ritorno da band sulle scene: cosa vi è successo dal 2016 e “Freak” ad oggi? In cosa siete stati occupati? E come tornate, ora, sul palco?
Sono successe tante di quelle cose che farti un elenco sarebbe impossibile. Non ci siamo mai allontanati dall’universo musicale a dire il vero: Ale ha portato avanti (con ottimo successo) la Volcano Records oltre ad i suoi corsi di Business Musicale, stabilendosi a Torino, io ho messo su la MVO Concerti che da un anno e mezzo mi dà soddisfazioni e mi sono immerso in uno studio accurato della black music ed ho girato di festival in festival, mentre Mirko e Francesco sono rimasti legati al mondo della musica “suonata” e hanno fatto altre esperienze. Posso dirti che torniamo consapevoli di ciò che siamo: se da una parte “fermarci” sul più bello in un certo qual modo ci ha penalizzati, dall’altra ne abbiamo guadagnato in consapevolezza e serenità.
Ancora “Roots and returns”, ma stavolta parliamo di radici: quali sono le vostre, musicalmente, come band? E le tue?
Abbiamo un legame indissolubile con la nostra terra, inutile dirti che per noi Pino Daniele è stato uno di famiglia, li, sempre sullo sfondo. Poi c’è la sfera personale: tutti noi siamo stati adolescenti tra la fine degli anni ’90 e gli inizi 2000 e quindi contaminati da quel post-grunge, nu-metal che all’epoca andava per la maggiore. Cresciuti, poi, e presa consapevolezza della parola musica ognuno ha fatto il suo percorso di studi spaziando dal Jazz al Blues, dal Soul al Rock.
Per quanto riguarda le mie radici posso dirti che mio padre, essendo stato batterista, in gioventù mi ha fatto ascoltare tanta musica R&B, Funk… e gira e rigira io “cado sempre lì”!
Quant’è difficile conciliare i gusti e le radici musicali di ognuno di voi, per tirare fuori l’anima comune della band?
Se ognuno di noi volesse suonare ciò per cui è più portato non saremmo una band, ma tanti singoli individui. Io ed Alessandro anni fa tirammo una linea guida, un binario su cui muoverci musicalmente parlando. Poi è ovvio che ci siano influenze, stili e colori diversi, ma basta venirsi incontro, riversare la nostra esperienza e metterla al servizio della band. La nostra anima equivale alla nostra sincerità, all’umiltà di approccio ed al classico motto: “testa bassa e pedalare”. La gente lo avverte ed a noi va bene così.
Avete diviso il palco con tanti grandi nomi della scena metal internazionale, dai Darkness a Gilby Clarke agli L.A.Guns: quale di questi featuring ricordi con più emozione?
Ti sembrerà strano ma ti dico la presentazione di Soul De Mar di Alessandro (Liccardo, chitarrista della band, ndr) in un piccolo teatro della provincia di Napoli. Devi sapere che “purtroppo” ho un carattere tale da non riuscire a godermi le emozioni del momento. Da vecchio e saggio magari saprò darmi una spiegazione, ma per adesso è cosi: che ci sia un mio idolo di ragazzino come Gilby Clarke o Justin Hawkins dei The Darkness a salutarti e scherzare con te, poco importa; 6000 persone a Kiev che urlano il tuo nome, poco importa. Vivo tutto nella maniera più easy, catalogando tutto ciò come “parte del lavoro”, in cui conta fare il nostro dovere e lasciare un ricordo ai fan. Tutto questo per dirti che poi l’amore vince sempre: quello di Ale fu l’unico concerto in tutta la mia vita dove non riuscii a cantare per l’emozione! Vedere una persona a cui tieni realizzare i propri progetti e farne parte seppur in minima parte è stato… amazing, ecco.
Quanto il mondo dell’attualità, così com’è oggi, influisce sul fare musica, secondo te?
Una domanda ENORME, potremmo stare qui a parlarne per giorni senza trovare il bandolo della matassa. Vedi, oggi il mondo va così di corsa che poco importa il messaggio, importa vendere un prodotto soggetto a mode talvolta iniziate anche molto lontano dalla musica. Mi fai sentire vecchio nel risponderti così, ma ti dico che la musica con cui sono cresciuto lanciava dei messaggi, raccontava delle storie ed esponeva ad un mondo di sconosciuti la nudità dell’artista con i suoi pro ed i suoi contro. Non bisogna fare confusione, però: il business c’è sempre stato, tuttavia prima anche le canzoni “leggere” avevano dei contenuti enormi a confronto con quelle odierne, per cui spesso si fa fatica a capire i concetti o addirittura le parole. Diciamo che la società nel suo correre e creare profitto ha lasciato la qualità a casa, creando masse uniformi di giudizi poco credibili.
E quanto, invece, credi che la musica possa influire sul mondo?
Un mondo senza musica sarebbe un mondo in bianco e nero. Proviamo a spegnere le radio e tutti i canali di diffusione per un giorno… il tempo scorrerebbe lento e senza vita. Vengo da un’infanzia difficile, da una situazione sociale assai dura e posso garantirti che la musica mi ha salvato, regalandomi sensibilità ed occhi nuovi per vedere le cose, le strade e le persone, i luoghi e gli amori. Non cambierà mai le sorti di una guerra ma permetterà di rifletterci su nel bene o nel male.
Un’ultima domanda: perché venire ad ascoltarvi al Bones Party, venerdì?
I motivi sono tanti: innanzitutto, ogni nostro spettacolo è unico, con scaletta ed improvvisazioni diverse… la certezza siete voi pubblico, e vi faremo sentire parte integrante del concerto.
Poi… perché non suoniamo a Napoli da 2 anni e la prossima Dio solo sa quando sarà!
Ancora, perché è un festival a cui parteciperanno tutte band validissime, che pagano lo scotto di essere nate in una realtà difficile come il sud Italia, ma che non hanno nulla da invidiare ad altre di calibro internazionale.
Infine, venite per lasciarmi un ricordo dei vostri sorrisi, delle vostre mani protese al cielo e dei vostri cori stonati (non sempre!)… e noi vi regaleremo tutto noi stessi.
Ci sarebbero altre decine di motivi, ma se venite magari il giorno dopo potete scrivermi e raccontarmeli voi!
Marzia Figliolia