Entrare nell’Anfiteatro degli Scavi di Pompei per assistere a uno show ti dà l’impressione di muovere un passo nella storia, di entrare in una fantascientifica macchina del tempo. È un luogo che regala suggestioni uniche: sia per la struttura, un’area nuda e cruda che conserva in pieno il suo fascino di antichità, sia per la storia che rappresenta, anche per chi è appassionato di musica.
Alzi la mano chi, almeno una volta, non è rimasto folgorato dal famoso “Live at Pompei” firmato Gilmour e Waters, nel periodo d’oro dei Pink Floyd. Ed è proprio con Gilmour che è stata riaperta al rock, due anni fa, questa location, che gli organizzatori vorrebbero far diventare la casa di un festival estivo sullo stile di quello di Lucca.
Dopo la doppia serata con i King Crimson, è il turno di Marcus Miller, che approda a Pompei con il suo “Laid Black Tour”, prima del gran finale con James Taylor.
Riparte dalle radici il “Superman of soul”, come sono abituati a chiamarlo in America: dalla sua New York, in cui il funky e il soul si mescolano con le nuove tendenze fino all’hip hop, fino alla trap.
E proprio New York, il soul e l’hip hop hanno rappresentato uno dei punti chiave della carriera di Enzo Avitabile, lo special guest che ha prima aperto la serata per poi condividere il palco con Il supereroe armato di basso: da James Brown e Tina Turner fino ad Afrika Bambaataa, presentatogli da Mr. Dynamite in persona e dal cui incontro nacque il seme della “parola sul ritmo”, da cui ha preso vita in Italia il rap.
È il linguaggio musicale a far parlare i due artisti nella stessa lingua. Quello americano, per Napoli, è un suono amico, simbolo di una contaminazione felice, di un intreccio capace di creare un linguaggio nuovo senza perdere di vista le origini e le tradizioni.
L’Anfiteatro è avvolto in un tramonto con sfumature tra l’arancione e il viola, che rendono il tutto ancora più suggestivo. Il sole è ormai calato dietro il palco. Si comincia.
Il primo a salire sul palco è Enzo Avitabile. È un concerto speciale per lui, che torna a condividere il palco con Marcus Miller dopo esserne stato guest star a Padova e a Catania. Questa volta, però, lo fa nella sua terra, in una location unica. “Don Salvato’”, “Tutt’ eguale song ‘e criature” e “Canta palestina”, dedicata a Vittorio Arrigoni, precedono l’arrivo sul palco di Miller, che propone brani estratti da “Laid black”, uscito poco più di un mese fa, alternandoli con alcuni classici del repertorio, tra cui spiccano “Power” e “Detroit”.
“Amandla” rappresenta senza dubbio il momento più toccante del set che vede il Superman del Soul accompagnato dalla sua band. Un sentito omaggio a Miles Davies, di cui è stato prima collaboratore e poi produttore, una canzone che non è solo una “big big hit”, ma un pezzo che viene dal cuore. L’Anfiteatro degli Scavi di Pompei viene trasformato a tutti gli effetti in un jazz club della Big Apple, tra luci, suoni ed assoli.
Arriva poi il momento del very special guest della serata: Mr. Enzo Avitabile. Si parte con una jam, nata dal primo incontro tra i due musicisti, chiamata “Cittadino do’ munno”: il suono di Miller si fonde prima con quello della pentarpa napoletana a sei corde e cinque note e poi con la saxella, incrocio tra sassofono e ciaramella.
Si prosegue con “Papa was a Rolling Stone”, prima di rendere omaggio a Pino Daniele, con una toccante versione di “Terra mia”, a luci basse, come accade sempre ai concerti di Enzo Avitabile, impreziosita dai ricami di Marcus Miller.
Per l’ultima canzone insieme, arrivano i Bottari di Portico, ed è di nuovo jam sulle note di “Paisà”, con l’assolo di ogni musicista guidato dal ritmo delle botti degli straordinari drum player che accompagnano abitualmente Avitabile in giro per lo Stivale.
C’è tempo per altre due canzoni, prima di salutare un pubblico in estasi, sulle note di “Come Together“, per una serata destinata a rimanere nella storia.
Corrado Parlati