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L’ora di arte: come essere un artista, secondo… Paul Klee

Non solo uno dei più celebrati artisti del ‘900, Paul Klee è stato anche un profilico professore alla scuola di architettura, arte e design Bauhaus, fondata da Walter Gropius nel 1919: qui, dal 1921 al 1931 ebbe modo di compilare qualcosa come 3900 pagine di note sulle sue lezioni, poi in parte raccolte nel volume Pedagogical Sketchbook, uscito del 1925.

Come tutti gli insegnanti di successo, Klee aveva un approccio alla conoscenza molto particolare e lontano dal sapere accademico tramandato ma inaccessibile delle strutturate accademie tedesche. Ciò che lo interessava era lasciare un segno, tracciare una linea come quelle dei suoi dipinti all’interno delle anime dei suoi studenti: una linea che partisse dalla logica e arrivasse alla creatività, senza mai che l’una tradisse l’altra.

L’arte è anche questo, coniugazione di universi interiori che paiono lontanissimi fino a quando non si trova il giusto collegamento, la giusta misura della linea.

Ecco di seguito cinque tra le più famose lezioni riguardo l’arte ed il design, direttamente dagli appunti di Paul Klee, artista e insegnante.

Lezione #1: Porta una linea a fare una passeggiata.

Linee, dicevamo: “Una linea attiva che cammina, muovendosi libera, senza un obiettivo”, così comincia il Pedagogical Sketchbook di Klee, che è rimasto tra i libri più studiati dagli studenti del Bauhaus, anche dopo il suo abbandono della cattedra. Cinque pagine di questo tomo sono dedicate al più antico dei segni umani, descrivendo i vari tipi di linea, da quelle che si circumnavigano fino a quelle che seguono una serie di punti fissi. Bisogna partire dalle basi, annuncia Klee, come quando da bambini s’impara a leggere: “Prima le parole, poi i simboli, poi come si usano per leggere e scrivere”. Allo stesso modo, bisogna saper tracciare un punto, prima di trasformarlo in una linea, prima di trasformarla in un aeroplano. A questo scopo, Klee chiedeva ai suoi studenti d’immaginare una forma, la più semplice possibile, e poi di tracciarla da ogni angolazione possibile, più volte, riarrangiandola come le lettere all’interno di parole diverse.

Lezione #2: Osserva un acquario.

Succedeva che Klee organizzasse lezioni all’interno del suo appartamento, e lì chiedeva ai suoi studenti di passare il tempo a guardare i pesci tropicali che nuotavano nel suo grosso acquario. L’artista spegneva ed accendeva la luce, i pesci nuotavano e si nascondevano, e lui chiedeva ai suoi studenti di prendere appunti sulle loro attività.

Klee era estremamente interessato alla creazione di movimento all’interno delle composizioni pittoriche, ed era convinto che ogni opera d’arte – persino le più astratte -, dovrebbero ispirarsi alla natura: “Seguite i modi in cui la natura crea, e trasforma, e mette in funzione tutte le cose”, insegnava ai suoi studenti, “E forse partendo dalla natura arriverete ad una vostra propria formazione, finché un giorno potrebbe addirittura capitarvi di diventare natura voi stessi… e creare!”.

Lezione #3: Disegna il sistema circolatorio

Klee studiava la natura ossessivamente, dunque, e s’interessava in maniera particolare ai pattern di ramificazioni propri delle foglie, delle vene, dei ruscelli e corsi d’acqua visti dall’alto. Durante le sue lezioni, li descriveva con accuratezza scientifica, puntinando la lezione di coloratissimi diagrammi e misteriose equazioni matematiche che, a sentirlo parlare, portavano alla perfezione della natura.

In una di queste lezioni, Klee parlò del sistema circolatorio, disegnando su una lavagna i movimenti del sangue all’interno del corpo: questo movimento, secondo lui, mimava alla perfezione la modalità in cui viene creata l’arte. Chiese dunque ai suoi studenti di disegnare a loro volta il sistema circolatorio, in modo da mostrare nel dettaglio la transizione del sangue da uno stadio all’altro, venoso e arterioso, sfumando dal rosso più intenso al blu più cupo, rappresentandone la dansità, il peso, la forza.

Lezione #4: Pesa i colori.

Solo dopo aver appreso le basi della creazione di linee e piani, ispirandosi alla natura, Klee introduceva il colore ai suoi studenti. Come tutte le sue lezioni, anche quelle sui colori mescolano una profonda reverenza scientifica con un gran senso di misticismo. Le sue teorie muovevano dalla ruota dei colori che Johann Wolfgang von Goethe aveva ideato un secolo prima, nel 1809, e che proponeva l’opposizione di rosso e verde, arancione e blu, giallo e viola. Klee aggiunse una dimensione alla ruota, trasformandola in una sfera con il bianco in cima ed il nero alla base. Poi chiese ai suoi studenti di creare le proprie sfere, pesando virtualmente ogni colore, immaginando quale fosse più leggero e quale più grave – venne fuori, ad esempio, che il rosso risultava sempre essere più pesante del blu.

Klee mostrava anche un lato romantico, nel parlare dei colori: paragonandoli alle note musicali, insegnava alla sua classe come una certa combinazione poteva dare una palette dissonante o armonica. Riguardo sé stesso, Klee scrisse nel suo diario, nel 1914: “Io ed il colore siamo un’unica cosa: io sono il Pittore”.

Lezione #5: Studia i Maestri.

Quando parlava dei Grandi del passato, Klee usava la seguente metafora: se un dentifricio o un detergente ha successo, i suoi competitors dovrebbero studiarne la composizione chimica, per poterne replicare la popolarità. Allo stesso modo, un artista dovrebbe sezionare il lavoro dei propri predecessori – scomponendolo in linee, forme e colori – perché possa determinare quali elementi ne hanno garantito il successo. “Non analizziamo i capolavori del passato per imitarli, o perché non ce ne fidiamo”, dirà infine. “Ma perché c’insegnino il modo giusto di camminare per conto nostro”.

Nei suoi ultimi anni al Bauhaus, Paul Klee invitava i suoi studenti a sottoporgli i propri lavori in privato, nell’intimità della sua casa. Ogni studente gli portava i suoi lavori ancora freschi di pittura, poggiandoli su cavalletti vuoti. Klee si sedeva dunque sulla sua sedia a dondolo, muovendosi piano piano avanti e indietro con gli occhi fissi sul dipinto e l’aria assorta, in totale silenzio. Solo dopo un lasso di tempo che pareva infinito, apriva bocca e dava il suo giudizio non sul dipinto in sé, ma sul più grande problema politico, etico o morale che questo voleva sollevare, o sull’idea che voleva incarnare. Poi offriva al suo studente un sigaro, e si finiva a parlare di creazione, di natura, di bellezza.

Fu l’unico insegnante del Bauhaus a non assegnare mai voti.

Marzia Figliolia

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