Circa 2000 anni fa, Medusa si è guadagnata un restyling.
Capitava infatti che gli antichi greci, originariamente, rappresentassero la Gorgone in una maniera tragicomicamente ridicola, con la lingua penzoloni, la barba, gli occhi fuori dalle orbite, né donna né uomo: solo mostro. Queste immagini dovevano riportare alla mente il mito di un essere ricoperto di scaglie di drago, con zanne di cinghiale, che viveva ai confini del mondo e aveva il potere di trasformare in pietra chiunque lo guardasse.
LA MITOLOGIA DI MEDUSA
È Ovidio, invece, nel I secolo d.C., a parlarci per la prima volta della storia di Medusa, che non era sempre stata un mostro: donna orgogliosamente bella, tanto da far innamorare Poseidone, fu da lui violentata all’interno del tempio di Atena e fu la dea, gelosa di tanta bellezza, a maledirla e a trasformarla in una mostruosa divinità. Artisti pietosi di epoca romana la ritraggono dunque molto più umana, e pur tuttavia la sua testa recisa da Perseo, con quegli occhi capaci di impietrire, rimangono un simbolo allo stesso tempo di potere e di smisurata ambizione.
Solo poco dopo, nel 1640, un artista di rara sensibilità come Gian Lorenzo Bernini sceglierà invece di recuperare la Medusa fanciulla, quella prima (ma non troppo prima) della trasformazione, quella che soffre, che non nasconde l’umanità dietro al mito.
MEDUSA TRA MITO E CONTEMPORANEITÀ
Nella contemporaneità, ciò che appare pericoloso, di Medusa, rimane la sua sensualità, anzi, la sua sessualità. Damien Hirst, chiamato a celebrare i 40 anni della rivista maschile GQ, sceglie Rihanna per vestire i panni della sua Gorgone, ritratta bellissima, fiera e capace di ammazzare con un battito di ciglia: “Rihanna è davvero l’immagine della cattiva ragazza – dirà nell’intervista di accompagnamento all’immagine – Se sei una madre, lei è un po’ la personificazione del tuo incubo, no?”.
Ma se appare demoniaca l’immagine di una donna sessualmente libera, lo è forse ancora di più quella di una donna politicamente impegnata: per secoli, le donne che si sono trovate in situazioni di potere sono state paragonate a Medusa, da Maria Antonietta alle Suffragette… E provate a googlare oggi “Angela Merkel” e “Medusa” insieme.
Forse, l’esempio più potente, in questo senso, proviene dall’ultima campagna elettorale americana: il viso di Hilary Clinton photoshoppato nel corpo del gruppo scultoreo Perseo e Medusa di Benvenuto Cellini. Perseo, ovviamente, con un grande sforzo d’immaginazione, è sostituito da Donald Trump.
La realizzazione è forse tra le più moderne che la tecnologia permetta, ma il messaggio, con tutti i suoi sottintesi, è uno antico.
Del mito di Medusa, ciò che ho sempre personalmente estratto è che resta difficile guardare negli occhi un essere umano e non restare pietrificati dalla complessità delle sue ambizioni, dalla sua sessualità, dalla sua richiesta di essere visto, uomo o donna che sia.
È difficile.
Però, forse, è al di là della paura di diventare pietra che riposa quella bellezza che cerchiamo dai tempi dell’ellenismo.
Marzia Figliolia