Il frutto della millenaria storia della Città di Napoli è l’immenso patrimonio artistico e architettonico giunto fino ai nostri giorni, meta quotidiana di migliaia di turisti provenienti da ogni parte del globo.

In particolare, sovrani, nobili famiglie e ordini religiosi hanno costruito nei secoli più di 450 tra chiese e cappelle, facendo così guadagnare a Napoli l’appellativo di Città dalle 500 cupole.

Nonostante l’enorme fermento culturale degli ultimi anni e il tentativo di rilanciare l’immagine di città d’arte, resta ancora evidente lo stato di abbandono di circa la metà di questi immobili. Nella fitta trama della città di impianto greco, tra plateiai e stenopoi, si susseguono con ritmo incalzante colonne, portali, scale dalle diverse forme, statue a testimonianza dei gusti artistici e architettonici di duemila anni.

Asse strutturante del centro storico è senza dubbio quella che volgarmente è detta Spaccanapoli, frutto di un progetto urbano iniziato dai greci ampliato nel cinquecento da Don Pedro de Toledo e arricchito fino all’ottocento. È lungo questa strada, che dall’alto dei Quartieri spagnoli arriva fino a Forcella, che possiamo trovare alcuni dei palazzi e complessi religiosi più importanti della città: quello della Compagnia di Gesù, quello dei domenicani e di Santa Chiara.

Superato lo stupore per la magnificenza di queste fabbriche tanto imponenti, si resta rapiti dai numerosi vicoli che da qui si dipartono. In fondo ad uno di questi vicoli che poi piega a gomito per giungere fino alla famosa via di San Gregorio Armeno, troviamo una piccola facciata, sormontata da due nicchie sfondate che ospitano le campane.

Questa semplice facciata, in parte priva di intonaci, e solo una porzione della piccola Chiesa di Santa Luciella che nasconde un’affascinante e secolare storia. Fondata poco prima del 1327 da Bartolomeo di Capua, giureconsulto e consigliere politico di Carlo II d’Angiò e di Roberto I, subì un sostanziale rimaneggiamento, con molta probabilità, introno alla metà del ‘700, sotto il regno di Carlo di Borbone che, al suo insediamento a Napoli nel 1734, dopo l’immobilismo del periodo vicereale, diede inizio ad un profondo rinnovamento all’assetto architettonico e urbanistico dell’intera città. Nella veduta del Baratta del 1629 viene indicata come Cappella dell’Arte dei Molinari (mulinari=capostipiti mugnai o lavoranti presso un mulino), ciò fa supporre agli storici che dovesse appartenere alla comunità dei Molinari a cui è attribuito un portico, in loco, già in epoca greco-romana. Sede dal 1748 dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione SS. Gioacchino e Carlo Borromeo, è presa in custodia dalla Corporazione dei Fabbricanti e Pipernieri, che a S. Lucia affidavano la protezione della vista, messa a rischio dal proprio mestiere. Il portale d’ingresso in piperno introduce nell’aula liturgica composta da unica navata, ripartita in due campate, entrambe coperte da volta a crociera con costoloni estradossati ed il cui pavimento è rivestito da pregiate maioliche. Adiacente all’aula liturgica è la sagrestia, da qui una scala conduce ad un ambiente ipogeo dove tra terresante e scolatoi troviamo adagiato sulla cornice perimetrale, tra altri teschi, il teschio con le orecchie. Il teschio citato per la sua caratteristica, secondo la leggenda di cui si ha notizia dal XVIII secolo, è tramite diretto tra il mondo dei vivi e l’aldilà, in quanto può ascoltare.

La Chiesa di Santa Luciella era parte di quel patrimonio materiale e immateriale dimenticato e abbandonato fino al 2016, quando è affidata in comodato d’uso all’Associazione Culturale Respiriamo Arte. L’Ente, composto da cinque giovani laureati napoletani, ha elaborato e porta avanti il progetto Chi ha orecchio intenda… per sottrarre l’immobile al degrado, non solo ripristinando la sicurezza dei luoghi e rendendolo nuovamente fruibile al pubblico, ma valorizzandolo come centro di inclusione sociale e nuovo attrattore turistico – culturale.

fondi raccolti attraverso le attività dell’Associazione, le donazioni e la campagna di crowdfunding, tuttora attiva, ha consentito la realizzazione dei primi interventi quali le opere provvisionali per la messa in sicurezza dei prospetti, al fine di eliminare il pericolo per la pubblica e privata incolumità e garantire la conservazione degli elementi architettonici e decorativi, oltre le opere, in corso, di manutenzione straordinaria finalizzate al rifacimento dei sistemi di impermeabilizzazione e scarico delle acque meteoriche del lastrico solare dell’immobile.

Terminate queste sarà possibile dedicarsi a rendere accessibile e visitabile la cripta dove il teschio con le orecchie attende, ormai da più di trent’anni, le vostre preghiere per riportarle nell’aldilà e perché no esaudirne qualcuna…

Arch. Marcello Peluso

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