Tutto è partito da lì: da una periferia che ora è divenuta parte viva del ricordo, luogo da cui ripartire e da osservare con occhi poetici per farla ripartire. È da Gianturco, o meglio, da “Nuova Gianturco”, che parte il nostro incontro con Francesco Di Bella, ex leader dei 24 Grana, pronto a girare lo Stivale con un tour che celebra i vent’anni di carriera.

Vent’anni di carriera: tutto è partito dall’Officina 99 di Piazza Gianturco, luogo al quale hai fatto ritorno con “Nuova Gianturco”. C’è un momento del tuo percorso artistico al quale sei particolarmente legato che vuoi raccontare ai nostri lettori?

Mi piace raccontare una condizione esistenziale e i grandi temi dell’amore, della paura e della felicità se vuoi. Non c’è un momento particolare della vita in cui mi sia riuscito meglio o peggio, ho sempre cercato di farlo nella maniera più naturale e spontanea possibile, assecondando i cambiamenti.

Il tema centrale di “Nuova Gianturco” è la nuova periferia. Estendendo il discorso a tutte le periferie, cosa si può fare per far sì che non sia una “terra a svantaggio”?

Guardarla con poesia e tenerezza. Io sottolineo il senso di rinascita che vi ho trovato, osservando le persone che si sono rimboccate le maniche per rendere quei posti migliori. Penso, non solo ai centri sociali ma a tutte le associazioni che operano sul territorio, per l’integrazione e la lotta ai diritti più basilari.

In “Aziz”, hai provato a raccontare la malinconia di un migrante. A riguardo mi viene da pensare all’ “Io” teorizzato da Levinas, filosofo lituano-francese, che ha la caratteristica di riuscire a instaurare un rapporto con l’altro senza annullare le sue caratteristiche di irriducibilità e alterità. Sul volto dell’altro si manifesta, quotidianamente, l’infinito, e nei suoi confronti si instaura una responsabilità asimmetrica, che prescinde dalla responsabilità dell’altro nei confronti dell’io… qual è il rapporto di Francesco Di Bella con il fenomeno dell’immigrazione?

Vivo sempre un rapporto orizzontale con le persone e dunque anche con gli immigrati, in un certo senso mi metto al posto loro e rifletto su come mi ci sentirei… per questo ho scritto Aziz.

“‘O treno nun vò passà, e sulla banchina la gente sospira” C’è un treno che, se potessi tornare indietro, prenderesti?

Di treni ne ho presi a centinaia, come tutti e come tutti ho sempre la sensazione di doverne aspettare un altro. Non so se è giusto.

Con la cover di “Brigante se more”, ti sei confrontato con Gnut e Dario Sansone, due degli esponenti della nuova scena musicale napoletana, che hanno proseguito nel solco tracciato da 24 Grana, 99 Posse e Almamegretta. Come nasce l’idea di realizzare questa cover, con un messaggio politico così forte?

Perché come nei tre gruppi che hai citato anche nella nuova scena napoletana c’è una forte passione sudista. La mia non è un’idea neo borbonica (infatti ho cambiato il verso contro i piemontesi), ma non mi piace vedere il sud preda di gente come Salvini disposta a tutto pur di prendere voti e fare la sua sporca lotta per il potere.

Fin da bambino, il tuo sogno era quello di suonare a Londra. Qualche mese fa, sei riuscito a realizzarlo ancora una volta, condividendo il palco con un tuo “compagno d’officina”: Luca Persico, in arte Zulù. Vuoi raccontarci com’è andata quella serata?

In realtà il primo concerto a Londra lo abbiamo fatto nel 2011 con i 24 Grana. Quest’anno ci sono tornato per la quarta volta e mi auguro di ritornare presto perché come hai detto tu è una cosa che sognavo da ragazzino. Inoltre, andare in tour con Luca è sempre un’occasione speciale, sono anni che dividiamo il palco e abbiamo condiviso tante tournée come raccontiamo nella bellissima canzone dei 99 Posse 1234.

Dall’aggressività del suono dei 24 Grana fino alle atmosfere intime di Ballads Cafè, nella tua carriera ti sei misurato con linguaggi sempre diversi. Cosa possiamo aspettarci da Francesco Di Bella, una volta terminato il tour “Vent’anni”?

In autunno uscirà il nuovo album e sarà diverso dal precedente. Come sempre mi piace ripartire da un modo di operare diverso. Per disco ho scelto di lavorare in team con Andrea Pesce e i membri della band con cui suono ormai da un po’ di tempo. Tutte le canzoni sono venute fuori in poco tempo e ci stiamo lavorando intensamente.

Intervista realizzata da Corrado Parlati

Un sentito ringraziamento va a Francesco Di Bella e Chiara Ricci (Responsabile comunicazione Arealive)

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