La Musica che gira intorno: alla XIX edizione del Discodays si celebra la passione per il vinile
Forse, non c’è rivelazione più grande che sentire la propria canzone preferita prendere vita dai solchi di un vinile per la prima volta. Sotto la puntina, tutti i suoni sono quelli che conosci da sempre, e improvvisamente sono anche altri: i pianoforti sono gocce d’acqua che rimbalzano in un bicchiere, i bassi il ronzio di un motore che fa un po’ i capricci, la batteria è il dito che picchietta a tempo sul vetro della finestra. Le chitarre sono scrosci di pioggia, tuoni, lampi.
La storia della musica va a braccetto con quella della tecnologia, e come è successo per tutti i supporti fisici, anche quelli a lei dedicati sono diventati sempre più piccoli, fino a sparire del tutto. Ma il vinile, con la sua prepotente richiesta di spazio concreto, in questi tempi di feroce nostalgia torna a brillare di vita nuova, anche grazie ad una manifestazione come il Discodays, che del vinile è una delle più importanti fiere italiane e da anni raccoglie attorno a sé una moltitudine di amanti e custodi di questo prezioso supporto. In vista della nuova edizione, il prossimo 7 e 8 ottobre al Palapartenope, abbiamo incontrato Vincenzo Russo, uno degli organizzatori, per fargli qualche domanda…
Partiamo dalle basi: cos’è il Discodays? E soprattutto, com’è nata l’idea di una fiera del disco?
Il Discodays è la fiera del disco e della musica, ormai un appuntamento consueto per tutti gli appassionati, tanto da diventare la più grande fiera del sud Italia. Conta due edizioni annuali, ad aprile e ad ottobre, ed è giunto quest’anno alla sua XIX edizione, che prevederà l’esposizione e la possibilità di acquisto di oltre 100.000 tra vinili e cd, ben 14 esibizioni live, tre premiazioni, tre mostre fotografiche, due mostre di memorabilia… Insomma, come sempre una manifestazione ricca di eventi, ma con la musica al centro di tutto.
Perché una fiera del disco, mi chiedi… Beh, perché no? Discodays nasce da un’idea di Nicola Iuppariello dieci anni fa, e da sette io ne sono collaboratore; nasce per valorizzare la cultura del vinile, il supporto che meglio si sposa con la musica per tanti motivi, non ultimo quello dell’attenzione a cui quest’oggetto misterioso ci costringe: in un momento in cui la musica viene spesso rilegata a rumore di sottofondo, è giusto invece prendersi il tempo per dedicare all’ascolto l’attenzione che merita.
Parliamo del programma… Quali saranno le novità di quest’anno?
Quest’anno avremo l’onore di esporre per la prima volta in assoluto la Mostra Mogol: Musica e Poesia a cura di Daniele Sgherri, l’unica approvata da Mogol in persona; ancora per la prima volta a Napoli avremo la mostra Rocks and Shots di Henry Ruggeri, fotografo ufficiale di Virgin Radio e grandissimo amico del Discodays. È inoltre in programma un concerto dedicato alla memoria di Rino Zurzolo, grandissimo musicista che ha vantato collaborazioni illustri, da Enzo Avitabile a Pino Daniele. E poi ci saranno tante premiazioni, tra cui il Premio Discodays Giovani assegnato per quest’edizione a Katres, una talentuosissima artista catanese ormai napoletana d’adozione, e che tra l’altro ha appena firmato con la Warner!
Mostre, premiazioni, live… Nello scegliere quali contenuti inserire nel programma di ogni nuova edizione, sentite di avere un atteggiamento più reattivo, adattandovi alle passioni momentanee del pubblico, o più proattivo, cercando cioè di avvicinare il pubblico a quelle che voi ritenete essere proposte interessanti?
Né l’uno né l’altro. Noi approcciamo alla musica dal punto di vista del pubblico: siamo tutti appassionati, prima di tutto, e il Discodays crea l’opportunità di sfogare questa passione. Questo ci rende più semplice avere un atteggiamento che definirei di empatia, di chi si chiede da una parte cosa il pubblico voglia ascoltare, e dall’altra da cosa il pubblico voglia essere stupito.
Tu stesso sei un appassionato: cosa ti lega alla musica?
Tutto. Tutto è musica. Ho letto da qualche parte che il cervello umano è fatto in modo da riconoscere automaticamente le parole in una lingua conosciuta: spuntano tra tutte le altre, si fanno lèggere. Così è con la musica: un ritmo conosciuto attiva tutta una serie di ricordi e sensazioni che altrimenti andrebbero perse.
Perché organizzare una fiera del disco proprio qui, a Napoli?
Ti rispondo con quest’aneddoto: dopo la conferenza stampa di Passione, il film di John Turturro scritto con l’aiuto di Federico Vacalebre, ritrovai lo stesso Turturro al Borgo Marinari e, fermatolo per una foto, ne approfittai per chiedergli: ma perché proprio Napoli? Mi rispose: “Perché al mondo esistono solo tre città strettamente collegate alla musica: una è Londra, l’altra è New Orleans, e la terza è Napoli”.
Musica è Passione, dunque: e questa passione per il vinile, a cosa credi sia dovuta?
Il vinile dà chiara l’impressione che la musica esista: ascoltare un disco in vinile è un’esperienza multisensoriale, perché oltre ad ascoltarla, la musica, la puoi toccare, la puoi vedere… la puoi annusare! Mancherebbe solo il gusto… Però prova a mettere su un disco durante una cenetta romantica e dimmi se non ti sembrerà pure di assaporarla!
Parliamo ancora di passione, di una passione grande, quella che scoppia tra Musica e Cinema: è dalla scorsa edizione, infatti, che avete lanciato un progetto di docufilm sul vinile…
Sì, esatto. Intanto, quattro anni fa abbiamo fatto uscire “Vinilici”, il primo libro in Italia sul mondo del vinile, una sorta di compendio dei record stores italiani del momento. Ci è quindi sembrato naturale, adesso, fare il passo successivo, e siccome mai niente si è fatto senza il contributo della passione, la scorsa edizione abbiamo lanciato questa campagna di crowfunding per finanziare “Vinilici: il film”, il primo docufilm interamente realizzato in Italia su tutto ciò che ruota attorno al disco in vinile. In due mesi abbiamo raccolto 20.000 euro grazie alle donazioni di 320 sostenitori che hanno deciso di sposare questo progetto e di sognare insieme a noi. E durante questa edizione saranno girate parte delle riprese del film, per la regia di Fulvio Iannucci e con la sceneggiatura mia e di Nicola Iuppariello. Sarà la testimonianza di una grande passione.
Marzia Figliolia